BOSTON. «La pena di morte a Boston? È uno shock». Il giorno dopo la sentenza che condanna alla iniezione letale il ventunenne attentatore della maratona, Dzhokhar Tsarnaev , sono per primi i cittadini della metropoli ferita dal terrorismo a mostrare disagio per la scelta di risolvere la dolorosa vicenda ricorrendo al boia. In Massachusetts la pena capitale è stata abolita oltre 30 anni fa, e - come scrive il New York Times - la sentenza di morte pronunciata nella sua capitale, tra le città più 'liberal' d'America, «è come un pugno in un occhio per la coscienza dei cittadini», da sempre in prima linea nella lotta contro la morte di Stato. Persino i genitori di Martin Richard, il bimbo di 8 anni dilaniato dall'esplosione di una delle 'pentole bombà esplose vicine al traguardo quel 15 aprile del 2013, sono contrari al patibolo per il carnefice del loro figlio. Secondo un sondaggio del Boston Globe, solo il 15% dei bostoniani vuole l'esecuzione di Tsarnaev. Il 19% in tutto il Massachusetts. Un dato in netta controtendenza con quello su scala nazionale, che mostra come il 60% di tutti gli americani vuole la pena di morte per il giovane attentatore di origini cecene. Ma in tutti gli Usa cresce nelle ultime ore - a partire da Amnesty International e altre associazioni contro la pena capitale - un movimento di protesta contro la decisione dei giurati della Corte federale di Boston. Ma in tanti sono contrari al boia anche per altri motivi: pensano che l'ergastolo in un supercarcere come quello sotterraneo di Florence, in Colorado, sarebbe una pena molto peggiore. In tanti poi temono che Dzhokhar possa diventare un martire, e la sua morte innescare vendetta e rappresaglie. La polemica è destinata a durare a lungo. Ma soprattutto il caso Tsarnaev potrebbe essere in grado di riaprire un dibattito sulla pena capitale in America di cui - ad esempio - il New York Times si è fatto negli ultimi anni portavoce, definendo il ricorso al boia di Stato «una barbarie». Il presidente Barack Obama non si è mai pronunciato espressamente, non andando oltre una frase pronunciata dopo alcune morti shock causate dell'iniezione letale: «Non sempre la pena di morte è appropriata». Niente più. E Loretta Lynch, prima donna afroamericana ministro della giustizia, dopo la sentenza Tsarnaev ha ribadito la linea dell'amministrazione: la pena di morte a volte è quella più efficace.