SAADA. Il bombardamento indiscriminato su aree popolate è contro il diritto internazionale. Lo ha detto il rappresentante Onu in Yemen Johannes Van Der Klauuw, "profondamente preoccupato" per i raid sauditi nel nord contro i ribelli Houthi: "Molti civili sono intrappolati a Saada, non hanno benzina per i trasporti", riporta la Bbc. La coalizione a guida saudita considera Saada, roccaforte dei ribelli sciiti, una "zona di guerra", e venerdì scorso ha lanciato dei volantini ai residenti per avvertirli di fuggire. Per il rappresentante Onu colpire l'intera provincia "metterà innumerevoli civili a rischio" e i volantini non assolvono i sauditi dalla loro responsabilità. L'Onu stima che finora i bombardamenti sauditi in Yemen hanno ucciso almeno 1.400 persone, delle quali più della metà civili. Oltre 130 raid sono stati lanciati ieri in tutto il Paese "contro edifici, depositi di armi e campi dei ribelli", ha riferito un portavoce della coalizione. Stamane è stata colpita anche la casa dell'ex presidente Al Abdullah Saleh - alleato degli Houthi - nella capitale Sanaa, ma sia che lui che la sua famiglia sono rimasti illesi. Intanto, i ribelli Houthi hanno accettato il cessate il fuoco umanitario di cinque giorni proposto dall'Arabia Saudita, a partire da martedì prossimo. Lo ha reso noto il portavoce dell'esercito yemenita citato dal sito russo Sputnik. La tregua dovrebbe scattare martedì alle 23 locali. I raid sauditi contro i ribelli Houthi in Yemen stamane hanno colpito la residenza dell'ex presidente Al Abdullah Saleh. Lo riferisce l'agenzia di stampa yemenita Khabar, come riporta la Bbc. Saleh e la sua famiglia non sarebbero rimasti coinvolti. L'ex presidente, al potere per 30 anni, ha lasciato nel 2012 dopo un anno di scontri sanguinosi con gli oppositori, ed è considerato il principale sostenitore degli Houthi, che hanno cacciato il presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi, tuttora riconosciuto dalla comunità internazionale.