BRUXELLES. L'Italia ha presentato ai paesi europei del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ovvero i membri permanenti Francia e Gran Bretagna ed i temporanei Spagna e Lituania, una proposta di bozza di risoluzione che autorizzi la lotta europea contro i trafficanti di essere umani, gli «schiavisti del XXI secolo» come li ha etichettati il premier Matteo Renzi. Lo ha annunciato da Varsavia il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, dicendo di augurarsi che il testo sarà approvato «entro una decina di giorni», ovvero possibilmente prima del Consiglio esteri europeo in programma per il 18 maggio. E già per lunedì prossimo è stata messa in calendario una prima riunione a New York, alla quale è stata invitata il 'ministro degli esterì europeo, Federica Mogherini che farà rapporto sul'emergenza nel Mediterraneo. Intanto a Bruxelles emerge tra i 28 un «atteggiamento nuovo rispetto alle chiusure del passato», in attesa che il Commissario Dimitri Avramopoulos presenti il 13 maggio la strategia per l'immigrazione che affronterà il tema della redistribuzione dei profughi. Sul fronte della «guerra agli scafisti», tecnici e diplomatici europei sono al lavoro per mettere a punto il cosiddetto 'Crisis Management Concept', ovvero il piano che articola tutte le possibili opzioni di intervento. Che, a quanto si apprende, allo stato attuale è concepito «in quattro fasi», di cui l'ultima prevede operazioni «entro le acque interne libiche» per l'arresto degli scafisti, il sequestro e la distruzione delle imbarcazioni sulla falsariga di quanto messo in atto con l'operazione Atalanta contro i pirati del Corno d'Africa. Le riunioni si susseguono quotidianamente. Le possibilità operative sono state discusse tra gli esperti militari e in vista del 18 maggio il lavoro di affinamento continuerà a ritmi sostenuti. Ma, avvertono fonti diplomatiche, qualsiasi piano europeo «dipende dalla risoluzione Onu». Mogherini, che nel vertice straordinario del 23 aprile ha avuto il mandato per preparare opzioni di politica di sicurezza e difesa, ha avviato un intenso lavoro di tessitura diplomatica. Che include il coinvolgimento dell'Unione africana e dei paesi arabi anche sull'obiettivo di lungo termine, ovvero combattere «alla radice» le cause delle migrazioni. Un tasto che probabilmente toccherà anche al Palazzo di Vetro, visto che la dimensione delle questioni tra Libia, Africa, Siria e Medio Oriente chiamano in causa tutti i partner internazionali. Ieri Mogherini ne ha parlato al telefono col ministro degli esteri russo Serguei Lavrov. Nella visita a Pechino per le celebrazioni dei 40 anni dell'apertura dei rapporti diplomatici tra Ue e Cina non ha mancato di toccare il tema. Mosca, per bocca dell'ambasciatore presso la Ue Vladimir Chizov, è scettica sull'ipotesi di «distruggere i barconi prima che vengano usati», come indica la risoluzione del vertice di due settimane fa. Concetto ribadito dal suo collega al Palazzo di Vetro, Vitaly Chizov, sostenendo che essa «potrebbe creare problemi legali». In compenso per Chizov la Russia è disposta ad un «approccio positivo» per la risoluzione. Che, secondo fonti diplomatiche, prevede anche l'uso della forza, intesa comer uso di messi militari. Ma il nodo principale resta quello del caos interno libico e dei negoziati, in stallo da mesi, per far nascere un governo di unità nazionale.