KATHMANDU. Al sollievo per il ritrovamento di molti italiani di cui si erano perse le tracce subito dopo il terribile terremoto che ha devastato il Nepal con migliaia di morti, in queste ore in Italia si mescola l'angoscia per la scomparsa di quattro speleologi del Soccorso alpino nel villaggio di Langtang, la meta prediletta dagli amanti del trekking che ieri è stato sepolto da una valanga. Intanto l'Unità di crisi della Farnesina prosegue la ricerca dei nostri connazionali nel Paese con una squadra in partenza per Kathmandu, dove collaborerà con un 'advanced-team' della Protezione civile. Un lavoro reso molto difficile dalle condizioni delle comunicazioni telefoniche sul posto e dal fatto che solo otto italiani si erano registrati al sito www.dovesiamonelmondo.it prima di partire per il Nepal. A lanciare l'allarme sulla sorte dei quattro italiani è stato il fratello di uno di loro, Giuseppe Antonini, di Ancona. Si erano parlati l'ultima volta mezz'ora prima del terremoto, ma da ieri sera il suo telefono satellitare non è più raggiungibile. Sembra però che dopo la prima scossa, Giuseppe sia riuscito a parlare con la compagna. Con lui ci sono anche il medico speleologo Gigliola Mancinelli, Oscar Piazza, del soccorso alpino del Trentino Alto Adige e il genovese Giovanni Pizzorni. Il gruppo si trovava nel villaggio di Langtang per esplorare le forre ma ieri, ha raccontato il fratello di Giuseppe all'ANSA, non si erano mossi perchè il tempo era brutto. Ad accrescere l'ansia di familiari e amici per la sorte degli speleologi, arrivano le notizie su Langtang: secondo le autorità locali, il villaggio a oltre 7.000 metri non esiste più, spazzato via da un mare di terra e detriti. E le prime drammatiche testimonianze degli italiani che sono riusciti a salvarsi. «Siamo vivi per miracolo. Abbiamo visto i templi e il palazzo reale di Durbar Square afflosciarsi davanti ai nostri occhi come tasselli di un domino», hanno raccontato Roberto Spiritelli e Marusca Cordini, una coppia di lombardi che era appena arrivata a Kathmandu per una vacanza. Al momento della prima violenta scossa erano appena usciti con una guida dal palazzo della Kumari, la dea bambina, nella storica piazza Durbar. «Siamo stati investiti da una nuvola di polvere - hanno raccontato con la voce rotta dall'emozione - e istintivamente ci siamo abbracciati tutti e tre. Quando ho rialzato la testa c'erano solo mucchi di macerie e gente che urlava». Ora sono in attesa di trovare un volo per ritornare in Italia. «Stanno bene» e sono stati rintracciati anche i due fratelli fiorentini Daniel e Elia Lituani, 25 e 22 anni, che si trovavano in Nepal da due settimane. «Ha telefonato la ragazza di mio figlio: stanno tutti bene», ha detto il padre Marco che dei figli non aveva notizie da quasi 30 ore dopo il terremoto. Non è chiaro dove si trovassero i due giovani e una loro amica tedesca al momento del sisma, anche perchè l'ultimo contatto con la famiglia risaliva ad una mail inviata una settimana fa da Pokhara, una delle città più vicine all'epicentro. Sono sane e salve anche due turiste di Senigallia, Claudia Greganti e Tiziana Cimarelli, che sono riuscite a rassicurare amici e parenti attraverso sms. Stavano viaggiando da Kathmandu a Chitwan a bordo di una jeep con l'autista, una guida turistica e l'amico Francesco Tardella quando, all'improvviso, sono stati travolti da una frana. «Non so come ne siamo usciti vivi. Ci sono piovuti addosso macigni pesanti 30 kg l'uno», ha raccontato Tiziana. «A vedere l'auto, completamente distrutta, nessuno avrebbe creduto che ci fossero dei superstiti». Sono scampati al pericolo anche Francesco Quadruccio e Francesco Vetrone, due bolognesi partiti il 13 aprile per un trekking che doveva raggiungere il campo base dell'Everest. Non finisce invece l'incubo per gli alpinisti italiani bloccati sul 'tetto del mondò. Marco Zaffaroni, che si trova insieme con Roberto Boscato, oggi ha postato un messaggio sul blog della sua spedizione 'Everest2015instilegitantè spiegando che la situazione è «stazionaria» ma almeno sono arrivati «i primi elicotteri per portare a valle le persone bloccate qui alCampo 1». Il turno dei due scalatori «dovrebbe arrivare domani», ha scritto ancora, dicendo di essere «tranquillo». Marco Confortola, bloccato invece sul Dhaulagiri, ha detto al telefono di essere preoccupato «perchè le scorte alimentari si stanno fortemente riducendo e con la nuova forte scossa di oggi la situazione è diventata ancora più pericolosa con altre, grosse valanghe». Ma ha intenzione di scendere a valle «il prima possibile con le mie gambe. Gli elicotteri devono servire unicamente per i soccorsi della popolazione».