BRUXELLES. L'operazione Triton incassa il triplo delle risorse, raggiungendo 120 milioni di euro, raggiungendo il budget di Mare Nostrum, e Matteo Renzi torna dal vertice straordinario europeo col successo in tasca. «Il rischio insabbiamento c'è, ahimè, in tutti i documenti Ue» dice il premier, ma «oggi per la prima volta c'è una strategia».
Le conclusioni del summit offrono un colpo di scena in positivo e la solidarietà Ue prende corpo con una serie di misure, dall'applicabilità più o meno immediata, quantificabile in settimane o mesi. Ma su ricollocamento e reinsediamento, con una distribuzione tra Stati, il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker avrebbe voluto «un risultato più ambizioso». Le resistenze sono forti e resta la volontarietà. Ma per il capo dell'esecutivo Ue non è finita così.
Il tema, promette, tornerà sul tavolo con l'Agenda per l'immigrazione, che sarà presentata il 13 maggio, e col prossimo summit Ue di giugno. «Spetterà alla Commissione europea presentare proposte per modificare le regole di Dublino sul sistema di gestione dei richiedenti asilo e fare in modo che »ogni Paese possa fare il suo dovere in termini di solidarietà«, afferma il presidente francese Francois Hollande.
Il decalogo di proposte presentato dal Commissario Ue Dimitris Avramopoulos, ed il pressing del presidente della Commissione Jean Claude Juncker fanno breccia almeno a metà, dopo che anche la diplomazia ha lavorato fitto, approfittando della pressione politica, all'indomani di nuove, terribili tragedie. Preceduto da un incontro a quattro tra Matteo Renzi, Angela Merkel, David Cameron e Francois Hollande, il vertice dà l'ok alle misure d'emergenza.
Il triplo delle risorse, assieme al rafforzamento dei mezzi per le operazioni coordinate da Frontex Triton e Poseidon (Grecia) è il piatto forte e più veloce. Si parla infatti di settimane. E molti i Paesi si sono già detti disponibili ad offrire i propri mezzi, tra questi Francia, Germania, Belgio, Croazia, Slovenia e Norvegia. Intanto il premier britannico David Cameron offre la nave portaelicotteri Bulwark, tre elicotteri e due pattugliatori con la mission di fare operazioni di soccorso e salvataggio, in stretto contatto con Frontex e le autorità italiane, ma al di fuori di Triton. Questo però a patto »che le persone salvate siano portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e che non chiedano asilo nel Regno Unito«. Tempi più lunghi - si parla di un paio di mesi almeno - per mettere in piedi la missione di Politica europea di sicurezza e difesa comune (Pesd).
I capi di Stato e di governo sono d'accordo sulla necessità di lottare contro i trafficanti di esseri umani, ma ci sono molti dubbi sulle modalità. L'Alto rappresentante Federica Mogherini non perde tempo per studiare una »possibile operazione« e nel suo viaggio a New York martedì, dove sarà all'Onu per incontri già previsti sul nucleare, e mercoledì a Washington, avrà colloqui sull'argomento. Francia e Gran Bretagna si faranno portatori di una proposta di risoluzione per dare la copertura delle Nazioni Unite. L'idea è quella di »montare« un'azione militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi, per distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche sulle coste libiche. Ma da più parti piovono interrogativi e perplessità. E al di là della cornice legale, e della necessaria copertura Onu (sottolineata anche da Hollande), il governo di Tripoli (uno dei tre presenti in Libia e non riconosciuto dall'Ue) ha già lanciato il suo altolà, facendo sapere, attraverso il suo ministro degli Esteri Muhammed El-Ghirani, che »non accetterebbe mai che l'Ue bombardi presunte basi di trafficanti«.
Critico verso una missione sul modello di Atalanta anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che preferisce »operazioni di polizia internazionale in collaborazione con i Paesi della sponda sud«. Sulla lotta agli scafisti si prevede anche un aumento del sostegno a Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger, tra gli altri, per monitorare e controllare le frontiere, rafforzando le operazioni Pesd già in corso nella regione; una collaborazione al livello politico con i partner africani; e si proporrà all'Unione africana di tenere un summit sul tema, a Malta, nei prossimi mesi. Intanto l'Onu chiede alla Ue un passo »immediato»: una missione "robusta" di ricerca e soccorso con spiegamento di messi navali e aerei che eviti tragedie come quelle di domenica. La maggior parte dei Paesi Ue hanno però insistito per non cambiare il mandato di Triton, affinchè non si trasformasse in un'operazione di »ricerca e salvataggio». La missione resta così di controllo delle frontiere, perchè è forte il timore, da Nord a Sud, del 'pull factor', il fattore richiamo migranti.
"Nessuno ha chiesto il ripristino di Mare Nostrum, abbiamo tutti discusso sulla base di Triton", indica Merkel. Ma come sottolinea l'Alto rappresentante Federica Mogherini, "la legge del mare obbliga al salvataggio, quindi aumentare la portata della missione Triton, determina automaticamente ad un aumento dei salvataggi in mare". Ed in una serie di documenti distribuiti da Juncker ai leader dei 28 durante la riunione, si è dimostrato che i mezzi di Triton hanno già, e molto spesso, partecipato ad operazioni di soccorso oltre le trenta miglia.
D'altra parte, come riportano le conclusioni del vertice, »si metterà in piedi un nuovo programma di ritorno rapido per i migranti illegali dagli Stati membri in prima linea, che sarà coordinata da Frontex«. Intanto la Germania dichiara disponibilità ad aiutare l'Italia, ma chiede il rispetto delle regole dei Trattati e quindi la registrazione e le impronte digitali per tutti i migranti.
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