WASHINGTON. Asse sulla crescita tra Renzi e Obama alla Casa Bianca. La sintonia tra il presidente degli Stati Uniti e il premier italiano, ieri a Washington, parte dall'economia e tocca poi i principali temi di politica estera, dalla Libia al prolungamento dell'impegno in Afghanistan. Obama si dice «impressionato dall'energia» e dal «senso di visione» del presidente del Consiglio italiano, sottolinea che «Matteo è sulla strada giusta» nello spingere le riforme, mentre Renzi parla degli Usa come «un modello», che grazie alla leadership di Obama sono «un punto di riferimento»: «L'esperienza della crescita Usa è un modello per l'Europa», insiste, «a casa nostra qualcosa non ha funzionato, con l'austerity non si va da nessuna parte. Occorre una nuova stagione di crescita ed investimenti. Nel 2014 abbiamo iniziato ma c'è ancora molto da fare». Investimenti che potrebbero essere liberati anche con il Ttip, l'accordo di libero scambio tra Ue e Usa che Renzi indica come «un grande obiettivo» verso il quale l'Italia sta «spingendo con grande determinazione», con l'auspicio che il 2015 sia «l'anno della svolta». C'è molta Europa tra i temi al centro del faccia a faccia tra i due leader ieri alla Casa Bianca: il presidente Usa resta perplesso sulla via scelta dall'Eurozona per tornare a crescere. E il premier italiano gli dà più volte ragione. Obama chiede di tenere dentro la Grecia e al tempo stesso ricorda di aver incoraggiato Tsipras a guardare all'Italia, che ha fatto riforme giuste tenendo però sempre in cima all'agenda «flessibilità per la domanda e gli investimenti».
L'Italia di Renzi è, nel giudizio del presidente Usa, avviata nella direzione giusta e mentre il premier non nasconde la preoccupazione per la situazione in Grecia e in Europa dove, dice, «bisogna lavorare con forza per trovare un accordo ed è importante rispettare il governo greco», Obama gli fa eco: «Matteo ha ragione: la Grecia deve iniziare a fare riforme importanti e prendere decisioni dure». L'incontro - cominciato con la stretta di mano nello Studio Ovale e proseguito con una conferenza stampa congiunta seguita da una colazione di lavoro - è stato così l'occasione per fare il punto su numerosi dossier che vedono Roma e Washington in prima fila. La Libia è tema centrale: lo è per l'Italia «porta del Mediterraneo» che, ha confermato Renzi, è pronta ad assumere una «leadership diplomatica» nel tentativo di interrompere la spirale di violenza. Le cui conseguenze, ha ricordato ancora una volta il premier, riguardano tutti. Renzi e Obama sono entrambi convinti che senza stabilità, senza un interlocutore, la crisi libica è lontana dall'essere risolta. E non è solo «una questione di droni», ha sottolineato Obama: «La Libia è una zona a rischio terrorismo, siamo in coordinamento con l'Italia e altri partner, ma lì non si risolvono i problemi solo con droni o azioni militari, dobbiamo evitare che questi territori vengano usati dai terroristi e serve un governo che controlli i confini e lavori con noi». Obama e Renzi hanno parlato anche di Ucraina: «Noi sosteniamo gli accordi di Minsk», Mosca e Kiev li devono «rispettare», ha ricordato il presidente degli Stati Uniti. «Sulla Russia siamo d'accordo (con Renzi) che c'è bisogno di implementare l'accordo di Minsk - ha continuato Obama -. Ho espresso la mia idea di continuare le sanzioni fino a quando non vedremo un'implementazione completa dell'accordo di Minsk. Sarebbe un messaggio sbagliato stopparle quando l'implementazione non è avvenuta completamente». Inevitabile poi per i due partner condividere anche l'attesa che monta per la scadenza del 30 giugno riguardo agli accordi con l'Iran sul nucleare: «Le sanzioni in questo momento devono continuare» fino al raggiungimento di un accordo definitivo, ha affermato Obama, e «se l'Iran non obbedirà a questo accordo, dovremo applicare altre sanzioni», ha insistito. Italia-Usa, una cooperazione per la pace che non è in discussione, quindi, ha ricordato lo stesso Renzi, che ieri negli Stati Uniti ha confermato anche il prolungamento dell'impegno italiano in Afghanistan: «L'Italia sta al fianco degli Stati Uniti - ha detto - in una grande sfida che porterà, ad esempio, le truppe del nostro Paese a restare in Afghanistan mesi in più rispetto a quanto si era immaginato».
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