DUSSELDORF. "Per l'amor di Dio, apri la porta!". Sono queste le ultime parole del comandante della Germanwings, rivelate dalla scatola nera dell'aereo caduto sulle Alpi. Lo riferisce la Bild am Sonntag. Secondo il tabloid, nella registrazione si sente urlare anche "Apri questa maledetta porta!". «Adesso puoi assumere il comando». La scatola nera dell'aereo Germanwings caduto sulle Alpi rivela le parole del passaggio di consegne fra il comandante e il copilota Andreas Lubitz. Dopo aver pronunciato questa frase, passano ancora due minuti, scrive la Bild am Sonntag, che rivela i contenuti della blackbox, e poi il comandante dice: «Adesso puoi andare». E dopo la tragedia dell'Airbus 320, il dibattito sulle cause dello schianto si concentra su una domanda: Come è possibile che un giovane che soffriva di problemi psichici, e probabilmente anche di vista, fosse alla guida di quell'aereo da solo? Le rivelazioni su Andreas Lubitz scuotono l'opinione pubblica tedesca, alle prese da giorni con un disastro che alla tragedia aggiunge l'enigma, ma non possono distrarre dalla questione enorme delle responsabilità: e le risposte che tutti attendono, le deve dare Lufthansa. «Crolla un mito», titola Spiegel: i tedeschi non possono più sentirsi più al sicuro degli altri, è il senso di un commento che senza accanirsi sulla compagnia di bandiera, ovviamente la tira seriamente in ballo. Mentre la stampa di tutto il mondo fa i calcoli sulle richieste di risarcimento a cui è esposta: uno dei conti più salati arriva fino a 320 milioni. Lufthansa però, in un'intervista all'Ansa, chiarisce il regolamento interno che dovrebbe garantire le perfette condizioni di salute dei suoi piloti. E aggiunge: «Noi non conosciamo le eventuali malattie del personale, nel caso dei piloti ci atteniamo al giudizio di medici che ne certificano l'idoneità al volo, la non idoneità o l'idoneità con riserva», spiega Helmut Polksdorf. In questa 'riservà potrebbe essere contemplato «il caso dell'uso obbligatorio degli occhiali, ad esempio», ripete più di una volta, poco prima che emerga dal Nyt che Lubitz soffriva, fra l'altro, proprio di un problema agli occhi, forse di natura psicosomatica. «L'idoneità al volo viene verificata e certificata ogni anno dai medici specializzati di un'istituzione federale: il Luftfahrtbundesamt», aggiunge. La compagnia non sarà dunque l'unica a dover fare i conti con l'inchiesta giudiziaria sul disastro. Polksdorf sta sempre molto attento a non inciampare nel caso Lubitz: «Di lui non posso parlare, perchè vige per noi la privacy sui dati personali anche dopo il decesso». Ma si presta a fare un pò di chiarezza sul quadro delle regole generali. «Ogni pilota prima di essere assunto da noi affronta un test severo, atto a certificarne le condizioni fisiche e psicologiche. Dopo l'assunzione, che avviene nel caso in cui il test sia superato, i piloti si sottopongono a controlli annuali, cosiddetti 'medical', che anche in questo caso ne testano condizioni fisiche e psichiche». Nel caso in cui un pilota fosse dichiarato inidoneo al volo, esistono diverse possibilità: «Il reimpiego nel personale di terra è possibile, ma non garantito», spiega il portavoce. «Se si è di fronte al caso di un pilota che abbia meno di 25 anni e che abbia lavorato da meno di 10 anni presso Lufthansa, l'inidoneità al volo certificata dal medico può comportare il pagamento di un'assicurazione (una tantum)». Quello che sarebbe potuto accadere a Lubitz fra sei mesi, se il progredire dei suoi disturbi avesse comportato una revisione dell'idoneità di cui finora era in possesso. «Se il pilota ha più di 35 anni, e lavora in Lufthansa da più di 10, può andare in pensione», continua il portavoce, chiarendo i casi relativi al personale di più lunga esperienza. Tutti i piloti di Lufthansa e Germanwings, assicura fra l'altro, «sono dotati di un contratto a tempo indeterminato con le compagnie, che hanno un contratto di lavoro molto simile». Le dichiarazioni della ex fidanzata di Lubitz alla Bild, secondo cui il co-pilota di Germanwings sarebbe stato sotto pressione per il contratto, non trovano quindi riscontro: Lubitz doveva avere, in quanto pilota, un contratto a tempo indeterminato. Ma se i controlli avvengono soltanto una volta all'anno, come si verifica quali sono le condizioni di salute di chi si ammala nel corso dei mesi successivi al check? «È lo stesso pilota a dover dichiarare la malattia, e a dover dire di non essere in condizione di volare». E se lo nasconde? A quel punto può sopraggiungere un problema. A meno che i colleghi o i superiori, notando comportamenti alterati, dovuti ad esempio all'assunzione di alcool o droghe da parte di qualche pilota o a stress eccessivo, non segnalino la circostanza facendo scattare nuove verifiche. «Questo è ovviamente sempre possibile», conclude Polksdorf. Solo che nel caso di Lubitz, purtroppo, non è successo.