ROMA. Un giovane pilota, con circa 630 ore di volo all'attivo, eppure già ritenuto molto brillante, tanto da aver ricevuto nel 2013 il Certificato di Eccellenza della FAA - la Federal Aviation Administration, l'ente che regola l'aviazione Usa. Questo, in sintesi, l'identikit di Andreas Lubitz, 28 anni, il primo ufficiale dell'Airbus A320 della Germanwings che avrebbe a quanto pare deliberatamente fatto precipitare il velivolo.
Lubitz era originario di Montabaur (Renania-Palatinato) e di nazionalità tedesca. Dopo aver concluso il suo training presso il centro Lufthansa di Brema, Lubitz ha iniziato a volare con la divisione low-cost della compagnia di bandiera tedesca nel settembre del 2013. Le autorità di Berlino, dopo la notizia dello schianto, hanno subito condotto delle ricerche sul background dei piloti e dell'equipaggio senza però trovare «nulla di rilevante». Lo ha confermato lo stesso ministro dell'Interno Thomas de Maiziere.
Che Andreas possa essere il vero responsabile del disastro aereo è un vero e proprio fulmine a ciel sereno per chi lo conosce bene. «Andreas - scriveva il club aereo Luftsportclub Westerwald prima che la pagina internet diventasse offline - si è iscritto alla nostra associazione quando era ancora adolescente e voleva realizzare il suo sogno di volare. Ha cominciato con la sezione alianti e quindi è riuscito a diventare pilota». Un ottimo pilota, visto che Lubitz viene indicato nel database dell'ente Usa come un «esempio positivo». È quanto si legge sul sito della stessa FAA, i cui standard sono considerati tra i più affidabili al mondo.
Detto questo, Carsten Spohr - amministratore delegato di Lufthansa - ha rivelato in conferenza stampa che Lubitz ha iniziato l'addestramento nel 2008 e sei anni fa l'ha interrotto per un periodo piuttosto lungo: «Alla ripresa - ha specificato - sono stati ripetuti tutti i test che si fanno abitualmente». Lubitz, dopo l'abilitazione al volo, «ha lavorato per 11 mesi come steward prima di prendere servizio in cabina di pilotaggio», ha aggiunto Spohr. Che poi ha sottolineato come non ci sia nulla di «inusuale» in questo percorso.
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