NEW YORK. La polizia di Chicago è già finita nel mirino per i suoi metodi duri ma questo ancora non si era visto: indagando sulle violenze delle forze dell'ordine nella città di Barack Obama e di Al Capone, il Guardian ha scoperto un sito per interrogatori che, secondo qualcuno che ci è finito dentro, assomiglia ai «siti neri» della Cia in cui, dopo l'11 settembre, sospetti terroristi venivano inghiottiti per essere interrogati.
Con una differenza: mentre le prigioni dell'intelligence erano all'estero e popolate di detenuti stranieri, il centro segreto della polizia di Chicago in un anonimo magazzino su Homan Square si concentra su cittadini americani, spesso poveri, neri e ispanici.
Sam Bagenstos, il numero due per i diritti civili della prima amministrazione Obama, ha definito «molto inquietanti» le accuse del quotidiano che «sollevano seri interrogativi di legittimità costituzionale». Una volta entrato lì nessuno sa cosa ti è successo, ha detto al Guardian Brian Jacob Church, un manifestante al vertice Nato del 2012 che ci è rimasto incatenato per 17 ore senza poter parlare con un legale.
Veicoli militari all'interno, perfino una gabbia. Percosse brutali, lesioni alla testa. Avvocati off limits. Questo è Homan Square secondo il quotidiano britannico che non esita a parlare di «Guantanamo, Usa».
Secondo il Guardian almeno un uomo, John Hubbard, sarebbe stato trovato «privo di sensi» nel 2013 in una «stanza degli interrogatori» e più tardi dichiarato morto. «Overdose di eroina», era stata la «storia ufficiale» del medico legale della Cook County. «Homan Square è certamente un luogo inconsueto», ha detto Church al Guardian: «Ricorda le pratiche di interrogatorio usate dall'intelligence in Medioriente».
Secondo il quotidiano il «sito nero» di Chicago è l'ultimo esempio di come la polizia di quella città applica all'ordine pubblico pratiche controverse anche durante la guerra al terrorismo. A differenza dei commissariati, nessuno portato a Homan Square viene registrato.
Testimoni o sospetti che ci restano impigliati non hanno i loro nomi iscritti nei normali database delle forze dell'ordine come dovrebbe accadere dopo l'arresto. «Se non trovi un tuo cliente nel sistema molto probabilmente è rinchiuso lì», ha detto Julia Bartmes, una avvocatessa di Chicago, mentre per Flint Taylor, un esperto di diritti civili, il «sito nero» di Homan Square «ha trasformato in routine violazioni dei diritti dei sospetti da parte della polizia in barba al quinto e sesto emendamento della Costituzione».
Caricamento commenti
Commenta la notizia