BARCELLONA. Smantellata in Spagna una rete che reclutava 'foreign fighters' per l'Isis, nel corso di un'operazione della guardia civile che ha portato all'arresto di quattro persone a Melilla, a Barcellona e a Girona (Catalogna). Secondo fonti del ministero degli interni, uno degli arrestati gestiva una comunità virtuale in internet, dove editava materiale propagandistico jihadista: pagina web che è arrivata ad avere oltre un migliaio di follower, con un grande impatto nelle zone a maggiore radicalizzazione islamica.
L'operazione contro l'organizzazione jihadista è ancora aperta e non sono esclusi nuovi fermi. I quattro arrestati amministravano varie piattaforme web attraverso le quali diffondevano materiale di propaganda dello Stato Islamico, tradotto in spagnolo. Secondo le accuse, facevano apologia di tattiche terroristiche, esaltando in particolare il martirio e l'immolazione. Dei quattro arrestati, due sono stati fermati a Melilla, l'enclave spagnola in Marocco, uno a Barcellona e il quarto a Girona. Dalle indagini è emerso che interagivano in Facebook con una piattaforma internet amministrata da Melilla. Nella rete sociale, avevano contatti con fautori del fondamentalismo islamico anche in America Latina e altri paesi come Belgio, Francia, Pakistan, Marocco, Arabia Saudita, Stati Uniti, Turchia e Tunisi.
Due degli arrestati si dedicavano al reclutamento di donne che, dopo l'indottrinamento, finivano con l'integrarsi nell'Isis. L'attività di reclutamento non si limitava all'ambito virtuale, ma si svolgeva anche in riunioni private a domicilio, dove venivano mostrati video più attuali dell'Isis, per captare combattenti da inviare nelle zone di conflitto. E alcuni dei giovani arruolati avevano già iniziato i preparativi per trasferirsi nelle regioni e combattere nelle file dell'Isis. I due arrestati in Catalogna hanno profili diversi: uno fungeva da attivista ed editava e diffondeva su larga scala il materiale di propaganda; l'altro era un 'attore solitariò, secondo gli inquirenti, in quanto era passato dalla propaganda filo terrorista a un'intensa azione di proselitismo. E si era lui stesso definito in un reportage della Cnn sulla radicalizzazione islamica come «un simpatizzante dello Stato Islamico residente in occidente».
La Nuova Zelanda, invece, si affianca all'Australia nella missione di addestramento delle truppe irachene che combattono il gruppo jihadista islamico Isis. Il primo ministro conservatore John Key ha annunciato oggi in parlamento che fino a 143 militari saranno dispiegati nella base militare di Taji a nord di Baghdad, come parte di una missione congiunta con i 300 soldati australiani già operanti. «Abbiamo un obbligo di sostenere la stabilità e il rispetto della legge internazionale», ha detto Key, assicurando che i soldati neozelandesi opereranno 'dietro le lineè per addestrare le truppe irachene, senza partecipare a missioni di combattimento. L'annuncio e« stato criticato dall'opposizione laburista, secondo cui non è realistico pensare che le truppe operino esclusivamente in ruoli di non combattimento, mentre è stato accolto con favore dai sei vescovi cattolici del paese. Il cardinale John Dew ha detto in nome di tutti che la Nuova Zelanda »non può più continuare a guardare da bordo campo mentre l'Isis infligge immense sofferenze«. »Papa Francesco ha detto che è lecito fermare un ingiusto aggressore«, ha aggiunto.
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