Mercoledì 18 Dicembre 2024

Attacco a Copenaghen, la polizia: arrestate due persone

COPENAGHEN. La polizia danese ha confermato questa mattina l'arresto di due persone nella giornata di ieri in relazione al doppio attentato a Copenaghen. Un giovane danese, 22 anni, Omar Abdel Hamid El-Hussein. Pregiudicato, più volte condannato, uscito di carcere appena 2 settimane fa, dopo un'aggressione aggravata. È lui l'autore della raffica di mitra ieri pomeriggio contro il centro culturale di Copenaghen dove si svolgeva un dibattito sulla strage di Charlie Hebdo e poi in nottata contro una sinagoga. È lui che, secondo una testimone, ha gridato «Allah Akbar» mentre sparava all'impazzata. I media danesi forniscono un ritratto di El-Hussein, nato in Danimarca, che comincia ad avere i contorni precisi, quasi come la foto messa in circolazione nelle ultime ore, quella di un ragazzo uscito dal movimento post-adolescente delle bande di periferia.  Omar Abdel Hamid El-Hussein era uscito di prigione appena due settimane fa. Nel novembre 2013 era stato arrestato per l'accoltellamento di un ragazzo di 19 anni - allora suo coetaneo - alla stazione di New Ellebjerg. La vittima era stata colpita dal grosso coltello di El-Hussein a ripetizione, a una gamba e al gluteo. Il giovane Abdel Hamid, subito fermato, risultò già ricercato per aggressione. Fu processato e condannato. Quando, lo scorso dicembre, arrivò la sentenza, due anni di carcere per aggressione aggravata, era già in carcere e la pena risultò scontata. Per questo uscì di prigione 15 giorni fa e, nonostante il suo nome fosse noto ai servizi di informazione danesi, potè cominciare a preparare il suo attentato. Non ci sono al momento notizie precise sulla sua adesione alle idee fondamentaliste dello stato islamico o della jihad, ma le grida inneggianti ad Allah mentre sparava e la forte similitudine degli obiettivi scelti con quelli dei sanguinosi attentati di gennaio a Parigi fanno propendere gli inquirenti per l'ipotesi di un emulatore dei terroristi francesi. Anche l'immediato passaggio all'azione di El-Hussein dopo l'uscita dal carcere, dimostra - in analogia con i casi dei fratelli Kouachi e di Coulibaly a Parigi - che l'indottrinamento e l'affiliazione alle idee della «guerra santa» è avvenuto anche questa volta durante la detenzione.

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