BRUXELLES. Sale la pressione dei creditori sulla Grecia, che dall'Ue al Fmi avvertono: no a nuovi soldi senza impegni. E di fronte alle intenzioni poco chiare del governo Tsipras reagisce anche Standard&Poor's, tornando a tagliare il rating greco e a evocare lo spettro della 'Grexit'.
Fissata intanto una prima resa dei conti mercoledì 11, alla vigilia del vertice Ue, con la convocazione di una riunione straordinaria dell'Eurogruppo, il falco tedesco Wolfgang Schaeuble ha avvisato: Atene dovrà rassegnarsi a lavorare con la Troika. Le banche greche, intanto, secondo la Bce possono farcela. «Non facciamo prestiti ponte», ha messo in chiaro il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. I paesi dell'eurozona, che hanno finanziato Atene negli ultimi cinque anni, non hanno infatti nessuna intenzione di scucire nuovi fondi per tenerla a galla mentre Tsipras e il suo braccio destro Varoufakis tentano di rinegoziare i termini di un nuovo accordo finanziario. La preoccupazione è palpabile: nessuno ha ancora ben chiaro quali siano le richieste e le proposte concrete di Atene, e la riunione straordinaria dei 19 convocata per la serata di mercoledì - che si preannuncia lunga e difficile - avrà l'obiettivo di far mettere le carte in tavola.
Una cosa è certa: anche il Fmi, ha detto il direttore esecutivo Fabio Cottarelli per cui è «prematuro» parlare di un'uscita dalla Troika, non aprirà i cordoni della borsa senza un nuovo programma, sebbene ci siano i margini per un rollover dei titoli del debito ellenico. «Certamente la Grecia deve continuare a lavorare con la Troika», è stato adamantino Schaeuble, «altrimenti non c'è alcun programma». E questo anche se al governo Tsipras «non piace la parola 'troikà» che, ha ironizzato, «credo sia una parola greca».
Dai mercati i segnali che giungono sono ugualmente chiari. Alla chiusura della giornata che ha visto il differenziale greco coi bund a 940 punti, è arrivata la scure di S&P: taglio del rating da B a B- con outlook negativo. Dopo le mosse della Bce sui titoli greci non più accettati come collaterale, il tempo che stringe per trovare un accordo e l'incertezza sulle modalità, «potrebbe portare a ulteriore pressione sulla stabilità finanziaria» e, «nel peggiore degli scenari», all'uscita della Grecia dall'eurozona. Secondo la Bce, però, ha assicurato il presidente del suo consiglio di vigilanza Danièle Nouy, le banche elleniche sono al sicuro in quanto negli ultimi anni si sono posizionate su «livelli di solidità incoraggianti» e ora sono «più in grado di superare questo nuovo episodio di stress, che speriamo sia l'ultimo».
La corsa contro il tempo di Atene - e anche dell'Europa, che ancora una volta si vede stravolgere il ritmo dei lavori con la crisi greca che s'invita al vertice del 12 - è ricominciata. Ultimo treno, infatti, non il mese di giugno auspicato dal ministro delle finanze greco ma piuttosto il 28 febbraio, quando arriverà a scadenza il programma di aiuti Ue-Fmi. Entro quella data, sottolineano a Bruxelles, dovrà essere trovata una soluzione, altrimenti Atene resterà sola in balia dei mercati.
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