NEW YORK. Gli Stati Uniti hanno sospeso tutte le operazioni di antiterrorismo portate avanti con lo Yemen, vista la situazione nel Paese. Lo affermano fonti dell'amministrazione Obama citate dal Washington Post. La decisione, presa da Washington dopo il collasso del governo yemenita, rischia di allentare pericolosamente la pressione su uno dei gruppi terroristici più pericolosi di quelli legati ad al Qaida, basato nella penisola arabica. Al momento - scrive ancora il Wp - resteranno dispiegati nel sud dello Yemen i droni armati impiegati nella lotta ai terroristi dalla Cia e dal comando per le operazioni speciali dell'esercito Usa. Anche se i servizi di sicurezza yemeniti che finora hanno fornito la maggior parte delle informazioni di intelligence utili a stanare i jihadisti sono oramai finiti nelle mani dei ribelli sciiti che si sono impossessati della capitale Sanàa. Nel frattempo, a Beirut, i ribelli yemeniti sciiti Huthi, che da mesi chiedono una spartizione più equa del potere, il 22 gennaio, si sono ieri impadroniti di fatto dei vertici istituzionali di un Paese cardine tra Corno d'Africa e Penisola Araba. E che rischia sempre più di trasformarsi in una nuova Somalia. Stretto tra un'insurrezione, dietro cui alcuni vedono lo spettro iraniano, e il conseguente rafforzamento politico, militare e ideologico del jihadismo attratto dal progetto, finora vincente in Iraq e Siria, dello Stato islamico (Isis). Il presidente Abed Rabbo Mansur Hadi, sostenuto dall'Arabia Saudita e dagli Stati Uniti, era di fatto prigioniero nella sua abitazione circondata dagli insorti Huthi, un gruppo armato appartenente allo zaidismo, branca dello sciismo che nel nord ha le sue roccaforti e che conta un terzo dei 25 milioni di yemeniti. L'agenzia di Stato Saba, ormai sotto il controllo dei ribelli, ha annunciato un accordo tra gli insorti e il presidente, che avrebbe accettato di modificare la costituzione per allargare la presenza dei ribelli sciiti in parlamento e nelle istituzioni statali.