Lunedì 23 Dicembre 2024

Il Papa proclama il primo santo dello Sri Lanka

COLOMBO. Un lungo applauso è seguito alla lettura della formula con cui il Papa ha proclamato santo Giuseppe Vaz (1651-1711), nato in India da famiglia portoghese e approdato nello Sri Lanka per sostenere i cattolici durante la persecuzione ad opera dei calvinisti olandesi. La messa, animata anche dal suono dei violini, è celebrata nel Galle Face Green di Colombo, davanti a una folla stipata, alcuni dalla notte scorsa, nei cinque chilometri di parco sul litorale dell'Oceano indiano. Nella solenne messa lungo il litorale dell'Oceano Indiano in cui ha proclamato santo Giuseppe Vaz, il Papa ha auspicato che «i cristiani di questo Paese - ha detto - possano essere confermati nella fede e dare un contributo ancora maggiore alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione nella società srilankese». Del nuovo santo, che fu beatificato in questo stesso luogo venti anni fa da Giovanni Paolo II, papa Francesco ha sottolineato l'essere un missionario verso le periferie, vissuto in un periodo che, come il nostro, era segnato da profonde divisioni religiose. Papa Francesco ha dunque definito Vaz «sacerdote esemplare» e «guida sicura»: «Egli ci insegna ad uscire verso le periferie, per far sì che Gesù Cristo sia conosciuto e amato ovunque», «Come noi, egli è vissuto in un periodo di rapida e profonda trasformazione; i cattolici erano una minoranza e spesso divisa all'interno; si verificavano ostilità, perfino persecuzioni, all'esterno. Ciò nonostante, - ha sottolineato papa Bergoglio - poichè egli fu costantemente unito nella preghiera al Signore crocifisso, fu in grado di diventare per tutta la popolazione un'icona vivente dell'amore misericordioso e riconciliante di Dio». Inoltre, ha sottolineato il Pontefice, «ci ha mostrato l'importanza di superare le divisioni religiose nel servizio della pace». Sull'esempio del nuovo santo, ha spiegato Bergoglio, la Chiesa «volentieri e generosamente serve tutti i membri della società. Non fa distinzione di razza, credo, appartenenza tribale, condizione sociale o religione nel servizio che provvede attraverso le sue scuole, ospedali, cliniche e molte altre opere di carità. Essa non chiede altro che la libertà di portare avanti la sua missione. La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale». La messa si è svolto nel grande parco urbano Galle Face Green, cinque ettari nel cuore del quartiere finanziario di Colombo. Per partecipare sono accorsi fedeli fin dalla notte scorsa e fin dal primo mattino sono risuonati lungo il litorale canti e inni. «La libertà religiosa - ha ricordato il Papa celebrando la canonizzazione di Giuseppe Vaz - è un diritto umano fondamentale»: «ogni individuo dev'essere libero, da solo o associato ad altri, di cercare la verità, di esprimere apertamente le sue convinzioni religiose, libero da intimidazioni e da costrizioni esterne». «Come ci insegna la vita di Giuseppe Vaz, - ha detto il Papa davanti a una moltitudine - l'autentica adorazione di Dio porta non alla discriminazione, all'odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all'amorevole impegno per il benessere di tutti». «Nonostante fosse giunto a Ceylon per soccorrere e sostenere la comunità cattolica, - ha spiegato papa Bergoglio - nella sua carità evangelica egli arrivò a tutti. Lasciandosi dietro la sua casa, la sua famiglia, il conforto dei suoi luoghi familiari, egli rispose alla chiamata di partire, di parlare di Cristo dovunque si recasse. San Giuseppe sapeva come offrire la verità e la bellezza del Vangelo in un contesto multi-religioso, con rispetto, dedizione, perseveranza e umiltà. Questa è la strada anche per i seguaci di Gesù oggi. Siamo chiamati ad 'uscirè con lo stesso zelo, con lo stesso coraggio di san Giuseppe, ma anche - ha rimarcato il Pontefice - con la sua sensibilità, con il suo rispetto per gli altri, con il suo desiderio di condividere con loro quella parola di grazia (cfr At 20,32) che ha il potere di edificarli. Siamo chiamati ad essere discepoli missionari». Sono circa cinquecentomila, secondo le stime della polizia locale, le persone che partecipano alla messa per la canonizzazione di Giuseppe Vaz, che il Papa sta celebrando nel Galle Face Green di Colombo, un parco urbano che si estende per cinque chilometri lungo il litorale dell'Oceano Indiano. L'arcivescovo di Colombo, card. Ranjith, alla fine della messa di canonizzazione di Giuseppe Vaz, ha consegnato al Papa settantamila dollari americani raccolti dai fedeli Sri Lankesi per destinarli alle opere caritative del Papa. Lo ha detto padre Federico Lombardi. Secondo le stime riferite ai giornalisti da padre Federico Lombardi sono oltre 500 mila le persone che hanno partecipato alla messa celebrata dal Papa per la canonizzazione di Giuseppe Vaz. VERSO IL SANTUARIO DI MADHU. Il santuario di Madhu, nella diocesi di Mannar, dove sta per recarsi il Papa, è stato al centro del conflitto tamil- governo centrale, che ha insanguinato il Paese fino al 2009, quando l'esercito ha sopraffatto i tamil e militarizzato le regioni settentrionali dello Sri Lanka. La zona del santuario è stata coinvolta da combattimenti cruenti, scoppiati in passato fra i ribelli tamil e le forze governative. I vescovi del Paese sono riusciti a fare di Madhu una zona smilitarizzata, garantendo la sicurezza dei pellegrini e dei numerosi profughi che negli anni si sono rifugiati nell'area, per sfuggire alla guerra. Dal 1990 infatti i 160 ettari di terreno circostanti il santuario hanno accolto migliaia di sfollati di guerra, divenendo un vero e proprio campo profughi riconosciuto di fatto dalle parti in lotta. Nell'aprile 2008 è stato riconsegnato alla diocesi di Mannar e riaperto al culto. L'attuale vescovo di Mannar Joseph Rayappu ha anche testimoniato sui crimini di guerra commessi nel territorio, di fronte alla Commissione di inchiesta. Di etnia tamil, Rayappu è stato voce del suo popolo anche durante il conflitto. Le persecuzioni sono legate al santuario fin dalla sua nascita: nel 1544 il re di Jaffna, Sankili, fa massacrare 600 cristiani di Mannar (convertiti dai portoghesi e approdati a Ceylon nel 1505), temendo l'espandersi della influenza portoghese. Alcuni cristiani sfuggiti al massacro allestiscono nella giungla una piccola cappella e vi portano la statua della Madonna, che ora è nel santuario. Successivamente gli olandesi, sbarcati a Ceylon nel 1656, iniziano una violenta persecuzione dei cattolici, e trenta famiglie cattoliche, cercando rifugio di villaggio in villaggio e portando con sè la statua, si stabiliscono nel 1670 a Maruthamadhu, luogo dove attualmente sorge il santuario.

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