BEIRUT. Una foto del pilota giordano catturato dallo Stato islamico nel nord della Siria dopo che il suo caccia, parte della Coalizione anti-jihadisti, era precipitato nei pressi di Raqqa, è apparsa sulla rivista 'Dabiq', uno degli organi dell'Isis insieme ad un'intervista al prigioniero. L'uomo indossa una maglia arancione. Muadh Kassasbe, il pilota giordano della Coalizione anti-Stato islamico, catturato il 24 dicembre scorso nel nord della Siria da uomini dell'Isis, ha confermato in un'intervista apparsa nelle ultime ore su una rivista dei jihadisti, che il suo caccia è stato colpito da un missile sparato dall'Isis nella regione di Raqqa. Gli Stati Uniti, che coordinano i raid della Coalizione, e la Giordania hanno finora smentito questa circostanza. Parlando alla rivista 'Dabiq' in arabo e in inglese, Kassasbe si identifica con tutte le generalità e i dettagli del suo incarico militare. E parla della sua missione fatale. «Un missile a guida infrarossa ha colpito il motore del mio F16 e mi sono gettato col paracadute. Sono caduto nell'Eufrate dove poi sono stato arrestato dagli uomini dello Stato islamico», afferma nell'intervista. «In missione con me c'erano anche un F16 saudita, uno degli Emirati e uno marocchino. Dovevamo osservare le postazioni anti-aeree (dell'Isis) nella zona di Raqqa». In generale, afferma Kassasbe, gli aerei giordani partono dalle basi del regno hascemita, mentre i caccia dei Paesi del Golfo - tra cui del Bahrein, Kuwait, Qatar, Oman - partono dall'Arabia Saudita, dal Bahrain, dal Kuwait o dalla Turchia. «Gli aerei americani e francesi decollano dalle basi giordane o turche», aggiunge. Secondo le parole attribuite al pilota, nella base giordana di Azraq, nell'est del Paese, ci sono circa 200 americani ma solo 16 sono piloti. Uno di questi - afferma al termine dell'intervista - è morto dopo che il suo aereo si è schiantato a terra a causa di scarsa visibilità.