Lunedì 23 Dicembre 2024

Quasi 2000 ammazzati in Siria dall'Isis in sei mesi

BEIRUT. Circa 2.000 persone, tra cui la metà esponenti di una influente tribù sunnita, sono state ammazzate in Siria dai miliziani dello Stato islamico (Isis) dalla dichiarazione di nascita, a fine giugno, del Califfato. Lo riferisce l'Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh). L'organizzazione dispone di una vasta rete di fonti civili, mediche e militari e afferma di "aver documentato l'esecuzione di 1.878 persone cadute in mano all'Isis dal 28 giugno al 27 dicembre". Le vittime sono state uccise a colpi d'arma da fuoco, decapitate o lapidate nelle provincie di Deir Ezzor (est), Hassaka (nord-est), Raqqa e Aleppo (nord), Homs et Hama (centro). Dei 1.878 ammazzati, 1.175 sono civili e tra loro vi sono anche quattro bambini e otto donne. Inoltre, sottolinea l'organizzazione, di questi 930 appartenevano alla tribù sunnita degli Shaitat che la scorsa estate si ribellò allo strapotere dell'Isis. I miliziani dell'Isis hanno anche ammazzato a sangue freddo 502 soldati e miliziani favorevoli al presidente Bashar al-Assad, 120 suoi uomini che avevano cercato di fuggire per tornare ai loro Paesi d'origine e altri 80 combattenti, tra ribelli siriani anti-Assad e membri del gruppo fondamentalista rivale al-Nusra, il braccio siriano di al Qaida. L'Osdh ritiene che il numero reale delle persone giustiziate sia superiore a 1.878 in quanto centinaia di persone sono sparite nelle prigioni dell'Isis. Secondo numerosi analisti, le esecuzioni compiute dai miliziani dell'Isis, spesso diffuse su internet, hanno un duplice obiettivo: terrorizzare i civili e i gruppi che cercano di contrastarne l'avanzata, attirare tra le loro fila altri jihadisti.

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