BENGASI. Il ministro della Salute libico ha reso noto oggi di quattro decessi causati dall'influenza aviaria e ha affermato allo stesso tempo che non esistono nel suo Paese casi di contagio dovuti all'epidemia della febbre emorragica Ebola. «Quattro persone contagiate dall'influenza aviaria sono morte recentemente in Libia», ha affermato Ridha Awkali, ministro della Salute del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, senza però precisare il ceppo del virus che ha provocato i decessi. Tre casi sono stati registrati a Tripoli ed un quarto a Tobruk a est del Paese, ha spiegato il ministro. «Un'altra persona è sotto trattamento a Tobruk», ha aggiunto Awkali. Il ceppo H5N1 dell'influenza aviaria ha causato più di 400 morti, in particolare nell'Asia sud-orientale da quando è comparsa nel 2003. Un nuovo ceppo, H7N9, ha ucciso più di 170 persone dal 2013. Un terzo, H5N8, è stato recentemente scoperto per la prima volta in Europa. In Egitto, paese confinante con la Libia, quest'anno sono stati registrati otto decessi per il virus H5N1. Il responsabile libico ha inoltre affermato che nel suo Paese non ci sono casi di Ebola, un virus che ha già causato la morte di almeno 7.693 persone in diversi Paesi del mondo. Il 99% dei decessi si sono verificati in tre Paesi tra loro limitrofi: la Liberia, la Sierra Leone e la Guinea, stando ad un bilancio dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) reso noto ieri. «Sono in linea con le direttive comunitarie le misure di sicurezza sanitaria adottate dalle autorità italiane in seguito all'accertamento di un un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità (H5N8) in un allevamento di 35mila tacchini da carne, nel Comune di Porto Viro (Rovigo). La Commissione è soddisfatta delle misure prese. Non c'è nessun motivo di preoccupazione per i consumatori». Lo ha detto all'ANSA, Enrico Brivio, portavoce del commissario Ue alla salute Vytenis AndriuKaitis. Il Comitato europeo per la salute umana e animale, riunitosi a Bruxelles, ha approvato le misure di contenimento del virus già applicate dalla Regione Veneto, in base alla normativa europea vigente. Il Comitato, in cui sono presenti i responsabili veterinari dei 28 Stati membri e della Commissione Ue, ha anche definito le aree interessate alla misura in Italia. Così, la zone di Porto Viro viene considerata area di protezione ai fini delle misure sanitarie, mentre le zone circostanti diventano aree di 'sorveglianzà: sono Adria, Adriano del Polesine, Chioggia, Corbola, Loreo, Rosolina, Taglio di Po e Porto Torres. Dallo scorso 5 novembre, quando fu scoperto il primo caso in Olanda, ad oggi, il virus dell'aviaria è stato confermato in 4 Stati membri: Germania (2 casi), Olanda (5 casi), Regno Unito (un caso) e ora in Italia. A questo si aggiunge un altro caso in Germania che è in via di conferma. «La situazione fintanto che rimane limitata non è preoccupante - ha aggiunto Brivio - ma va tenuta sotto osservazione».