ROMA. Un incendio partito dai garage della nave ha trasformato il traghetto Norman Atlantic in servizio tra la Grecia e l'Italia in un inferno di fuoco e fumo: dopo 18 ore è stata recuperata una vittima, la nave è ancora in fiamme e a bordo restano 287 persone. «Bruceremo come topi, siamo in pericolo e non so quanto resisteremo» è il drammatico racconto di chi è ancora sul ponte della nave.
L'incubo inizia alle 4.30 del mattino a una ventina di miglia dalle coste dell'Albania: il traghetto, di proprietà della società armatrice Visemar di navigazione, era partito da Patrasso e, dopo una sosta ad Igoumenitsa, era atteso ad Ancona alle 17. La Norman Atlantic era stata noleggiata dalla compagnia greca Anek Lines per sostituire la nave Ellenic Spirit, attualmente in manutenzione: il contratto sarebbe scaduto a metà gennaio. Cosa abbia scatenato le fiamme saranno le inchieste a chiarirlo; forse un corto circuito, forse un problema ad uno dei 128 camion nel garage, alcuni carichi d'olio. Secondo alcuni camionisti il traghetto era sovraccarico e la «parte alta dei mezzi pesanti faceva attrito con il soffitto del garage, può essere che una scintilla sia partita da lì». E sarà sempre l'inchiesta a chiarire se vi siano state delle carenze alle porte tagliafuoco: un'ispezione effettuata 10 giorni fa dall'organizzazione internazionale 'Paris Moù aveva evidenziato un «malfunzionamento» proprio delle strutture che devono impedire alle fiamme di propagarsi. Ma l'armatore della nave, Carlo Visentini, smentisce: «il problema c'era ma è stato subito risolto. Il traghetto era pienamente funzionante».
Fatto sta che l'incendio si è propagato molto velocemente raggiungendo i ponti superiori. Il traghetto è diventato immediatamente ingovernabile e il comandante ha dichiarato l'abbandono nave. Nonostante questo da bordo sono riusciti a calare una sola scialuppa, con cui sono state messe in salvo una quarantina di persone. L'equipaggio sarebbe anche riuscito a contenere il fuoco al ponte 5, ma le altissime temperature e soprattutto il fumo denso rischiano di trasformare il traghetto in una bara d'acciaio per centinaia di persone. «Siamo sul ponte, stiamo morendo di freddo e soffochiamo per il fumo, l'incendio si sta estendendo sempre di più, i pavimenti sono bollenti e non so se ce la faremo» ha raccontato Yorgos Stiliaras, uno dei passeggeri greci a bordo. «Le scarpe si stanno fondendo e non possono portarci via - ha aggiunto un altro - il tempo è troppo brutto, c'è molto fumo e abbiamo molte difficoltà a respirare, non si vede nulla». Il premier Matteo Renzi, rientrato a palazzo Chigi, ha sentito 2 volte il primo ministro greco Samaras e ha ricevuto il ministro degli Esteri Gentiloni. «Stiamo seguendo la vicenda - ha twittato - con il massimo coinvolgimento della nostra Marina».
Sul traghetto ci sono 478 persone, di cui 422 passeggeri e 56 membri dell'equipaggio. 44 sono italiani - tra cui il comandante Argilio Giacomazzi - 54 turchi, 22 albanesi, 18 tedeschi. E poi ancora francesi, svizzeri, russi, bulgari, siriani, afghani e soprattutto greci, che sono quasi la metà di quelli che si trovano sul traghetto. E greco è l'unica vittima al momento accertata: si tratta di Georghios Doulis, un uomo che è morto mentre cercava di raggiungere una scialuppa di salvataggio. Il suo corpo è stato già recuperato e trasferito con una motovedetta a Brindisi dove sono stati portati anche i 4 feriti più gravi, due che erano a bordo della nave, un aerosoccorritore della Marina e un militare delle Capitanerie di Porto. Con gli elicotteri sono stati trasferiti in Italia anche diversi bambini e donne: assistiti dai medici e portati in ospedale, presentano sintomi di ipotermia ma nessuno di loro è in pericolo di vita. A rendere ancora più difficili i soccorsi, coordinati dall'Italia, anche le condizioni meteo proibitive. Per tutta la mattina il mare forza 7-8 ha alzato onde di oltre cinque metri, rendendo impossibile qualsiasi manovra di avvicinamento alla nave in fiamme. Secondo alcuni testimoni inoltre il traghetto sarebbe già inclinato e dunque sarebbe ancora più difficile riuscire a mettere in mare i mezzi di soccorso. Nel pomeriggio le condizioni sono leggermente migliorate ma il vento di 35-40 nodi e la visibilità scarsa ha costretto i soccorritori ad operare solo con gli elicotteri. I velivoli della Marina, dell'Aeronautica e della Guardia Costiera italiana, per tutto il giorno hanno così fatto la spola tra il traghetto e le navi presenti in zona: quelle italiane, quelle greche e albanesi e i mercantili dirottati in zona. L'arrivo del buio ha costretto ad un ulteriore rallentamento delle operazioni anche se nel tardo pomeriggio uno dei rimorchiatori partiti da Brindisi, dopo ore di tentativi, è finalmente riuscito ad agganciare il traghetto, che si trova a circa 13 miglia delle coste di Valona: mettendo la prua al vento sarà più facile stabilizzarlo e spingere il fumo verso poppa, in modo da rendere più rapide le operazioni di trasbordo. Ma i soccorritori sanno che è una corsa contro il tempo: le condizioni dei passeggeri e dell'equipaggio, che sono sui ponti scoperti della nave e sono allo stremo delle forze, peggiorano di ora in ora. E se non si riesce a domare l'incendio definitivamente, nessuno può esser certo che la nave resti a galla il tempo necessario per consentire di evacuare tutti.
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