ROMA. Vittima di abusi da bambina, già incinta in adolescenza e ferita alla testa con un martello una decina di anni fa, con nove figli da almeno cinque differenti padri, uno dei quali in carcere. E’ il quadro che sta emergendo, riferisce oggi in prima pagina il quotidiano The Australian, della madre incriminata dell'uccisione a coltellate venerdì scorso di sette suoi figli e di una nipotina, di età fra due e 14 anni, in un sobborgo del centro turistico di Cairns, nel nordest dell’Australia.
Una vita travagliata da disfunzione e traumi, in un quartiere disagiato con forte popolazione di indigeni delle isole australiane dello Stretto di Torres, a nord del continente. I familiari delle piccole vittime, molti arrivati da lontano, e la comunità locale sono uniti nel lutto, raccolti in veglie di preghiera e cerimonie religiose.
Molti portano fiori, pregano e piangono nel parco vicino alla casa luogo della tragedia, dove gli investigatori cercano di ricostruire l’accaduto, mentre la 37enne Raina Thaiday, ancora in ospedale per le ferite da taglio che si sarebbe auto inflitta, è stata formalmente incriminata di omicidio plurimo.
Rimane sotto guardia della polizia e sottoposta a esami psichiatrici. Sono in corso autopsie per accertare l'esatta causa della morte delle vittime, fra i 18 mesi e i 14 anni (quattro maschi e quattro femmine, di cui la più grande era la nipote). Sul luogo del delitto sono state rinvenute varie armi, tra cui coltelli, che vengono esaminati.
Gli investigatori hanno scartato l’ipotesi che la donna fosse sotto l’effetto della droga ice al momento delle uccisioni, e ha confermato di indagare sulla sua recente devozione religiosa. Nelle ultime quattro domeniche aveva portato i figli in una nuova chiesa anglicana e venerdì mattina poco prima del delitto, era stata osservata in ginocchio sul prato fuori casa.
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