HONG KONG. Dopo scontri durati dalle 9 di domenica sera fino alle 8 di lunedì mattina, la polizia di Hong Kong è riuscita a sgomberare i dimostranti dal tunnel Lung Wo e a togliere le tende dal Parco di Tamar, sotto agli uffici governativi. Quaranta persone sono state arrestate e si contano decine di feriti. Intanto, la Cina «si oppone risolutamente» alla «cosiddetta inchiesta» di un comitato di parlamentari britannici sulla situazione ad Hong Kong. Lo ha affermato oggi una portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, confermando la notizia diffusa da alcuni media britannici. La delegazione interpartitica aveva in programma di visitare Hong Kong per studiare «lo stato delle relazioni tra il Regno Unito e la sua ex-colonia», che da due mesi è teatro di manifestazioni pro-democrazia e anti-Pechino. Sir Richard Ottoway, presidente del comitato per gli affari esteri del Parlamento britannico, ha annunciato che oggi chiederà una discussione urgente sulla vicenda. Secondo Ottoway, «il governo cinese sta agendo in modo apertamente aggressivo nel rifiutarci l'ingresso per svolgere il nostro lavoro». Proprio mentre torna alta la tensione ad Hong Kong con una nuova ondata di proteste sfociata in queste ore in scontri tra manifestanti e polizia, tra Londra e Pechino si insinua la minaccia di potenziali frizioni dopo che le autorità cinesi hanno detto no alla visita in programma per dicembre di un gruppo di deputati di Westminster nella ex colonia britannica. Diverse centinaia di manifestanti pro-democrazia si sono scontrati oggi a Hong Kong con la polizia, che ha impiegato spray urticante per disperdere gli studenti che cercavano di circondare la sede del governo. Nel quartiere degli affari di Admiralty, sede principale delle manifestazioni del movimento che da oltre due mesi protesta contro la Cina per chiedere il suffragio universale, alcuni dimostranti con il casco hanno tentato di forzare i cordoni di polizia. Intanto le autorità cinesi hanno fatto sapere che non permetteranno l'ingresso a Hong Kong di un gruppo di deputati britannici che ha programmato una visita sul territorio per studiare il rapporto con Londra trent'anni dopo la dichiarazione che portò alla 'consegnà dell'ex colonia britannica alla Cina. Una decisione che il Foreign Office ha definito «incresciosa». A quanto si apprende, l'ambasciata cinese nel Regno Unito ha detto chiaramente che se i membri del parlamento tenteranno la visita ad Hong Kong verrà loro rifiutato l'ingresso. Da parte sua Sir Richard Ottaway, che presiede la commissione per gli affari esteri, ha definito il comportamento delle autorità cinesi «chiaramente conflittuale» e ha chiesto che della questione si discuta con urgenza in parlamento a Londra, già lunedì. «Non siamo nemici della Cina. Siamo amici e partner - ha spiegato Sir Ottaway - La nostra intenzione è di recarci sul territorio usando la massima sensibilità». L'obiettivo del gruppo di deputati è di raccogliere informazioni sui legami culturali, economici e a livello di istruzione tra Regno Unito e Cina, in occasione anche dell'anniversario di quella dichiarazione congiunta sottoscritta nel 1984 dalle autorità britanniche e quelle cinesi che portò nel 1997 alla consegna di Hong Kong alla Cina. Un progetto che però, già quando fu annunciato lo scorso settembre, non era stato ben accetto a Pechino. Al no cinese la reazione del Foreign Office è stata immediata: ha definito «incresciosa» la decisione di Pechino facendo presente questa sua posizione presso le autorità cinesi ai più alti livelli. Così un portavoce del ministero degli Esteri britannico, pur precisando che la commissione interessata non è emanazione del governo, ha sottolineato che questo comportamento «non è in linea con la direzione positiva nelle relazioni tra Cina e Regno Unito intrapresa nell'ultimo anno, così come non è in linea con la dichiarazione sino-britannica sottoscritta 30 anni fa. Tra l'altro - si sottolinea - il premier Li, durante una visita lo scorso giugno a Londra, aveva riconosciuto che Regno Unito e Cina hanno molti interessi e rispetto per Hong Kong».