Giovedì 19 Dicembre 2024

Ue: Von Rompuy lascia, ecco Tusk primo leader dell'Est Europa

BRUXELLES. Avverrà domani allo Justus Lipsius di Bruxelles con una cerimonia formale ma semplice, senza grandi eventi 'vip', il passaggio delle consegne e il ritiro dalla politica di Herman Van Rompuy. Il presidente uscente del Consiglio europeo, nel suo stile sottovoce che ha caratterizzato i cinque anni alla guida dei 28, lascerà le redini in mano per la prima volta nella storia Ue a un uomo dell'Est ex sovietico, il polacco Donald Tusk. Un leader indiscusso e carismatico in patria, dove ha guidato il governo per sette anni prima di lasciarlo alla delfina Ewa Kopacz in seguito alla nomina europea. È l'ultimo cambio della guardia a Bruxelles, che conclude il rinnovo dei vertici Ue dopo Parlamento e Commissione, e apre una pagina inedita. «Topo grigio», «impiegato di banca» e «straccio per i pavimenti»: questi gli appellativi tutt'altro che lusinghieri che il leader dell'Ukip Nigel Farage diede al neo presidente Van Rompuy cinque anni fa, e l'immagine di lui che la stampa internazionale non ha più abbandonato. L'uomo, di credo cristianodemocratico, molto attaccato alla famiglia, è divoratore di romanzi e autore di haiku multilingue parlando, oltre al fiammingo, francese e inglese. Certo non una personalità da fare ombra ai capi di stato e di governo che nel 2009 affossarono per questo motivo il britannico Tony Blair e anche l'attuale presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. La scelta ricaduta su Van Rompuy - ottimo ascoltatore, abile mediatore e infaticabile negoziatore come ogni premier belga abituato a dover tenere insieme un paese sempre sull'orlo della scissione - ha permesso quindi di costruire una figura di presidente Ue (istituita per la prima volta proprio nel 2009 con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona) come 'creatore di consensò. Provvidenziale o fatale sarà la Storia a dirlo, ma nell'immediato è stato lui ad allontanare, insieme a Juncker e a Barroso, l'Europa dal baratro in cui, in piena crisi dell'eurozona, era sul punto di cadere. Riuscendo a convincere i 'big' europei ad accordarsi sul salvataggio della Grecia, il fondo salva-stati e la supervisione bancaria, ma anche sul bilancio Ue 2014-2020 oltre al nuovo pacchetto di nomine Ue. Tusk eredita ora un ruolo che, almeno sulla carta, com'è stato interpretato finora non corrisponde al suo profilo politico. Leader decisionista e accentratore, abituato a comandare e governare dell'alto verso il basso, senza abilità linguistiche particolari (parla polacco e russo, ma sta studiando l'inglese), potrà forse dare un nuovo input alla figura di presidente del Consiglio europeo. Allo stesso tempo il suo bagaglio politico, sociale ed economico - ex paese comunista, la Polonia fuori dall'euro è stata l'unica a crescere sempre durante tutti gli anni della crisi - entrerà dalla porta principale ai piani alti dell'Ue dove finora hanno seduto solo i paesi della Vecchia Europa occidentale. Una finestra e un radicamento dell'Europa ad Est che, nel pieno della crisi russo-ucraina, della stagnazione economica e dello stallo del motore franco-tedesco, possono aprire strade nuove, ma anche sollevare nuovi problemi.

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