BRUXELLES. Via libera dell'Unione Europea alla legge di stabilità. Bruxelles, che invita Roma ad andare avanti «nelle riforme necessarie», non farà partire alcuna procedura e riconoscerà che nel 2014 ci sono state «circostanze eccezionali». A marzo però ci sarà un nuovo esame, per l'Italia così come per Francia e Belgio. La riunione dei capi di gabinetto della Commissione anticipa dunque il verdetto atteso per martedì a livello politico dal collegio dei commissari (l'equivalente del consiglio dei ministri del 'governo europeò) dando anche disco verde alla possibilità per i contributi nazionali destinati al Fondo investimenti di essere «volontari» e, soprattutto, di essere «esclusi dal calcolo del deficit». Un risultato nel quale il governo aveva confidato. «Ci aspettiamo una valutazione d'insieme», aveva infatti anticipato in mattinata il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi. Ad aiutare l'esito della valutazione, secondo fonti europee, sarebbe stato anche «l'accordo fra Renzi e Juncker» raggiunto al G20 in Australia, intesa di cui faceva parte la lettera di impegni sulle riforme del governo italiano inviata nei giorni scorsi e pubblicata ieri dal Tesoro. La decisione odierna degli sherpa tiene quindi conto di tali stretti impegni.
In attesa del giudizio europeo, intanto la manovra ha comunque proseguito il suo iter in Parlamento. Martedì riprenderanno le votazioni in commissione sugli ultimi emendamenti e poi il testo arriverà in Aula a Montecitorio giovedì 27. La tabella di marcia sarà dunque rispettata. Ancora aperti una serie di capitoli, dai fondi pensione all'Irap, dai patronati al fondo famiglia. Per quanto riguarda infatti il primo nodo, quello della previdenza complementare, sono due le scuole di pensiero che continuano a confrontarsi all'interno dell'Esecutivo: c'è chi, considerandoli alla stregua di rendite finanziarie, vede di buon occhio una maggiore tassazione e chi invece crede che aumentare il peso delle tasse possa essere controproducente, chiudendo alla possibilità che parte degli investimenti di questi fondi si rivolgano all'economia reale. Passando al mondo delle imprese (oltre all'incremento di circa 2 miliardi della Sabatini bis destinati agli imprenditori che investono su macchinari, impianti e beni strumentali che ha incassato già l'ok dei deputati) resta da definire a la questione Irap: il viceministro al Tesoro Enrico Morando non nasconde di star studiando una soluzione per quelle aziende, che non hanno dipendenti e che quindi sono penalizzate dalla misura sugli sgravi messa in campo dal governo, che si concentra sul costo del lavoro e cancella tutte le precedenti misure. Un'ipotesi sulla quale si ragiona, anticipa quindi Morando, è quella di introdurre una franchigia. Ma di questo, così come di local tax e canone Rai, se ne parlerà al Senato.
Martedì, quando la commissione Bilancio della Camera, tornerà a riunirsi invece sul tavolo troverà altre questioni. Governo e maggioranza, secondo quanto viene riferito, starebbero lavorando alla possibilità di agganciare anche le misure relative al fondo famiglia al calcolo Isee, sulla falsa riga di quanto fatto con il bonus bebè. Ed uguale sarebbe anche il tetto individuato per poter usufruire dei fondi: 25 mila euro. In dirittura d'arrivo anche la revisione delle norme sui patronati: l'orientamento sarebbe di dimezzare il taglio a loro carico ma introducendo una riforma di sistema attraverso una drastica riduzione proprio dei patronati esistenti. Restando sul fronte sociale, non è escluso che possano arrivare fondi per la lotta all'amianto mentre è difficile che trovi soluzione la questione 'quota '96 (relativa agli esodati nella scuola) e quella dello scorrimento delle graduatorie delle forze dell'ordine. Sul tavolo, poi, riferiscono fonti di governo, anche una possibile riforma dei Fondi strutturali, che verrebbero rivisti e la cui gestione verrebbe accentrata. La proposta non è però ancora stata formalizzata.
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