BEIRUT. Uomini e donne devono avere uguali diritti: i curdi siriani sfidano apertamente i jihadisti dello Stato islamico (Isis) e promulgano un decreto per garantire l'uguaglianza tra i sessi. Uomini e donne devono essere «uguali in tutti gli aspetti della vita pubblica e privata», si legge nel testo pubblicato su internet dalle autorità curde della provincia di Hassaka, nord-est della Siria dove i curdi si sono presi una sorta di autonomia non riconosciuta ma tollerata dal regime di Damasco. I diritti riconosciuti alle donne sono molteplici: condizioni di lavoro e stipendio uguali a quelli degli uomini, congedo per maternità garantito fino al terzo figlio, divieto di matrimonio prima dei 18 anni o contro la volontà della ragazza. Inoltre il decreto vieta la poligamia e condanna il «delitto d'onore» e «le violenze e le discriminazioni» sulle donne. Garantisce poi alle donne gli stessi diritti degli uomini per quanto riguarda l'eredità (cui finora non avevano diritto) e le testimonianze durante i processi. Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh) il decreto costituisce una vera e propria «sfida alle leggi, estremamente discriminatorie, imposte dall'Isis contro le donne» nelle regioni dove hanno preso il potere. Tanto più che le autorità curde hanno stabilito che deve essere rispettato da tutta la popolazione, arabi compresi. L'Osdh fa anche notare che «mentre combattono contro i jihadisti, i curdi vogliono anche mandare un messaggio alla comunità internazionale per mostrare che abbracciano una cultura democratica e a favore dei diritti civili», con una «tappa di straordinaria importanza per la regione la cui società tribale è stata a lungo governata da abitudini sociali conservatrici». I curdi lottano contro i jihadisti dell'Isis dal 2013 e in diverse circostanze sono riusciti a sconfiggerli. Attualmente il simbolo della loro battaglia contro i fondamentalisti è la città di Kobane (al confine con la Turchia) che da settembre resiste all'assedio dei miliziani con le bandiere nere.