NEW YORK. La Casa Bianca chiama Teheran. Alcune settimane fa, Barack Obama ha inviato in segreto una lettera direttamente alla guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei: rivolgendosi al più potente leader religioso e politico in Iran, il presidente americano ha messo nero su bianco che la sconfitta dei jihadisti dello Stato islamico in Siria e Iraq è in buona parte nell'interesse comune di Stati Uniti e Iran, ma ha anche ha messo in chiaro che ogni possibile collaborazione in questo e altri campi è legata al raggiungimento di un accordo globale sul controverso programma nucleare iraniano. Si tratta di una lettera, ha rivelato il Wall Street Journal, che è stata inviata a metà del mese scorso, e che il portavoce della Casa Bianca non ha smentito. Del resto, non è neanche la prima. Con questa sono almeno quattro le missive che Obama ha inviato a Khamenei da quando è presidente, anche se apparentemente non ha mai avuto una risposta diretta. Anzi, nonostante le notevoli aperture bilaterali registrate dall'inizio della presidenza Obama, di recente Khamenei ha nuovamente sollevato pesanti accuse ad America, Israele e Gran Bretagna, affermando che hanno "fortemente aumentato i loro sforzi per creare divisioni tra sciiti e sunniti" e hanno creato al Qaida e l'Isis "per far nascere divisioni e combattere contro la Repubblica Islamica" di Iran. Più volte inoltre il leader iraniano è anche apparso apertamente scettico sulle possibilità di un accordo sul programma nucleare di Teheran, e ancora di più su un sensibile miglioramento delle relazioni tra Iran e Stati Uniti. Evidentemente non a caso, la lettera di Obama - che secondo il Wsj è stata inviata senza informare nessuno degli alleati degli Usa nella regione, compresi Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi - è stata scritta proprio mentre il tempo per trovare un'intesa sul nucleare volge al termine. Secondo quanto già stabilito all'inizio dell'anno, il termine massimo per trovare un accordo globale - che al momento non appare in vista - è il 24 novembre prossimo. In questo quadro, per tentare di dare una spinta decisiva, il segretario di Stato Usa John Kerry vedrà il suo omologo iraniano Javad Zarif domenica prossima in Oman, dove si sono peraltro svolti i primi colloqui segreti che hanno permesso di dare il via ai negoziati. Un accordo globale sul programma nucleare e un'eventuale collaborazione anti-Isis con Teheran rappresenterebbero un notevole successo per Obama, arrivato orami a metà del suo secondo mandato e ancora alla ricerca di un vero 'sigillo' in politica estera per la sua presidenza. Tuttavia, le difficoltà ora sono cresciute anche all'interno degli stessi Stati Uniti, dopo che le elezioni di midterm hanno consegnato il controllo del Congresso ai repubblicani, tra i quali l'inclinazione più che verso un accordo appare piuttosto verso un irrigidimento delle sanzioni verso Teheran.