CINCINNATI. "Non chiamatela la mia ultima partita. Dite invece che è stato il mio primo match a livello di college. E io non mi sono mai sentita così bene in vita mia". Lauren Hill, con poche parole ieri al termine di una partita del torneo Ncaa di basket femminile tra Mount St. Joseph e Hiram College, ha commosso e fatto piangere tutta l'America.
Sui media Usa, come sottolineano la Cnn, 'Usa Today' e gli oltre 60 network e testate nazionali che hanno 'coperto' il match di ieri, la storia sportiva dell'anno è proprio quella di Lauren. L'inizio del campionato è stato anticipato di due settimane proprio per permettere a questa ragazza di 19 anni - a cui è stato diagnosticato un tumore al cervello inoperabile e con nessuna possibilità di sopravvivenza - di scendere in campo. Aveva detto che il suo sogno era quello di riuscire a giocare almeno una partita, e adesso c'è riuscita segnando anche 4 punti nella sfida vinta dalla sua squadra per 66-55. E' stata lei, con un perfetto layup con la mano sinistra a realizzare il primo canestro dell'incontro.
Alla fine la sua uscita dal campo, accompagnata dai genitori Brent e Lisa, è stata salutata da una lunga standing ovation da parte dei 10.250 spettatori, molti dei quali in lacrime, che hanno riempito in ogni ordine di posti (tutto esaurito nel giro di un'ora in prevendita) il Cintas Center, impianto di Cincinnati, in Ohio, e per i quali il coraggio di Lauren rimarrà un ricordo incancellabile. Nel frattempo l'intero ammontare dell'incasso sarà destinato alla ricerca per la cura contro il tumore al cervello. "La vera vittoria - ha commentato il coach di Mount St. Joseph, Dan Benjamin - è stata la presenza in campo della nostra numero 22, di Lauren".
Alla quale è stato assegnato dalla stampa specializzata il premio che di solito viene dato a chi nel corso della stagione cestistica si mette in evidenza come esempio positivo da seguire e di coraggio. E Lauren Hill è riuscita a scendere in campo qualche minuto, realizzando il suo desiderio, e a segnare nonostante le cure a cui è stata sottoposta l'abbiano nel frattempo debilitata. Il giorno in cui le hanno diagnosticato la malattia, invece di disperarsi ha chiesto ai medici - lei che all'epoca era una senior all'ultimo anno di liceo - se nel frattempo avrebbe potuto continuare a giocare a basket.
Le dissero di sì, ma a patto di sottoporsi a terapie anche molto dolorose e lei lo ha fatto, perchè sognava di muoversi fra i canestri anche a livello universitario. Ce l'ha fatta, e ha avuto la forza di dire alla fine della sua partita: "io potrei non esserci più, ma sono certa che una cura per il cancro alla fine verrà trovata".
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