TEL AVIV. La chiusura dei valichi di Erez e Kerem Shalom da parte di Israele è una «violazione del cessate il fuoco» raggiunto lo scorso agosto. Lo ha detto Mussa Abu Marzouk di Hamas secondo cui la mossa di Israele è «infantile e irresponsabile». Per Marzouk - citato dalla radio - la motivazione di Israele - il lancio di un razzo dalla Striscia, venerdì scorso - è inoltre illegittima. Con la chiusura dei valichi israeliani e quella già attuata dall'Egitto del passo di Rafah, la Striscia è così del tutto isolata. L'Egitto ha deciso di chiudere il valico di Rafah con Gaza dopo gli ultimi attentati nel Sinai che hanno provocato l'uccisione di molti addetti alla sicurezza egiziani. Per questo le forze armate di Sisi stanno evacuando fette di popolazione e abbattendo case a ridosso del confine con la Striscia in modo da creare «una zona cuscinetto» di sicurezza. L'Egitto in passato ha accusato Hamas (che ha sempre negato) di aiuto ai gruppi armati islamici che operano nel Sinai. La scelta di Israele di chiudere fino «a nuovo ordine» il valico commerciale di Kerem Shalom e quello per le persone a Erez (salvo casi umanitari) è legato alla caduta di un razzo venerdì scorso: il secondo dal cessate il fuoco raggiunto lo scorso agosto dopo 50 giorni di guerra con Hamas. Nella Striscia domani, su invito del Patriarca latino di Gerusalemme, è atteso l'arrivo del presidente della Cei Angelo Bagnasco, dei tre vice-presidenti (Card. Gualtiero Bassetti, Mons. Cesare Nosiglia e Mons. Angelo Spinillo) e del Segretario generale, Mons. Nunzio Galantino. A Gaza visiteranno i quartieri distrutti, l'Ospedale Giordano e la scuola del Patriarcato Latino; nella chiesa di San Porfirio incontreranno il Vescovo Ortodosso Alexiose, dopo aver celebrato la S. Messa presso la parrocchia della Sacra Famiglia, in serata si intratterranno con le famiglie cristiane della comunità. Il giorno dopo la delegazione visiterà Sderot, città nel sud di Israele a ridosso della Striscia, bersagliata dai razzi da Gaza. Intanto Gerusalemme ha predisposto fino a 20 anni di carcere per chi lancia sassi o altri oggetti contundenti verso veicoli in corsa: questo l'emendamento al codice penale messo a punto dal governo israeliano nel tentativo di riportare l'ordine a Gerusalemme, dopo settimane di ripetuti incidenti nel settore palestinese della città. Lo ha reso noto l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu. L'emendamento dovrà adesso essere sottoposto al vaglio della Knesset, il parlamento.