NEW YORK. Subito dopo il sequestro, il giornalista americano decapitato lo scorso agosto James Foley si convertì all'Islam. Lo hanno testimoniato al New York Times un ex miliziano dell'Isis e altri tre ex ostaggi. «Recitavo il Corano con lui. Altri l'avrebbero fatto per ottenere un trattamento migliore, ma lui ci credeva davvero», ha detto al quotidiano americano Jejoen Bontinck, un 'foreign fighter' belga che nel 2013 passò tre settimane in cella con Foley, dopo esser finito nei guai con le gerarchie dello Stato islamico.
Foley era cattolico: dopo la decapitazione papa Francesco ha telefonato alla sua famiglia elogiandone la fede. Solo pochi ostaggi, scrive il New York Times, sono rimasti fedeli alla religione di origine, tra questi l'americano della Florida Steven Sotloff, ebreo praticante decapitato dopo Foley, che per Yom Kippur aveva detto di sentirsi male pur di osservare il digiuno. Il Times dedica un lungo reportage, frutto di tre mesi di lavoro, agli orrori prima delle decapitazioni: sulla base di deposizioni di ex ostaggi, familiari e di Bontinck, attualmente sotto processo in Belgio, il quotidiano conferma che, se sgarravano, i prigionieri venivano sottoposti alla tortura del waterboarding, proprio come confermato oggi dal britannico John Cantlie, rapito con Foley nel novembre 2012.
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