Domenica 17 Novembre 2024

Nuovo video choc di jihadisti filo al Qaida: in 4 decapitati in Egitto

IL CAIRO. Quattro uomini decapitati, le  teste appoggiate sui cadaveri con le mani ancora legate mentre  il sangue tinge di rosso il deserto e le bandiere nere di al  Qaida sventolano. L'orrore torna online, questa volta i  protagonisti sono i jihadisti di Ansar beit al Maqdis, il gruppo  filo al Qaida che ha dichiarato guerra a Egitto e Israele nel  Sinai.  Gli uccisi sono quattro egiziani, accusati di essere «spie»  del Mossad e aver fornito informazioni che hanno portato, il 23  luglio scorso, all'uccisione di un leader del gruppo in un raid  aereo.    
La barbara esecuzione è stata filmata in un video di 29  minuti pubblicato oggi su Youtube, piattaforma divenuta suo  malgrado l'altoparlante degli estremisti di mezzo mondo.     Nelle immagini non c'è quell'atmosfera cupa, il silenzio  assordante del deserto nel quale l'Isis iracheno ha voluto  inscenare l'assassinio del giornalista statunitense James Foley.  Qui lo sfondo è il deserto del Sinai, assai più pallido. I  quattro 'condannatì inginocchiati a terra hanno una benda sugli  occhi. Alle loro spalle una decina di jihadisti incappucciati e  armati di tutto punto, le bandiere di al Qaida e i pickup, vanto  militare dei jihadisti, nel Sinai come in Mali, Iraq o Libia.    
Il 'leader' pronuncia la sentenza di condanna, il monito a  Israele, «gli ebrei devono capire che la nazione islamica si è  risvegliata, tutti i loro piani e complotti sono noti. Per voi  sarà l'inferno». I quattro vengono separati a forza, uno resta a  terra, costretto con il volto nella sabbia dal suo boia, che gli  mozza la testa senza esitazioni. Poi gli altri, uno ad uno. Per  tutti lo stesso orrendo destino, su quello spicchio di sabbia  trasformato in macelleria.  Inquietante la tempistica dell'episodio: i quattro cadaveri  sono stati trovati il 20 agosto, all'indomani della  pubblicazione del video dell'uccisione di Foley. La loro brutale  decapitazione è avvenuta dunque nelle stesse ore in cui tutto il  mondo era costretto ad assistere allo scempio dell'americano.    
E non è escluso che i jihadisti del Sinai abbiano girato il  filmato proprio il 19.     A tratti poi il video di Ansar beit al Maqdis mostra un  montaggio di alta qualità, che inizia con le immagini dei  «martiri» uccisi per colpa delle quattro «spie». Così come  quello di Foley era anticipato dalle immagini di Obama, con un  montaggio assai ricercato, tenendo conto di chi lo ha  realizzato.  Insomma, al Qaida non si accontenta più di diffondere sul web  le sue efferate esecuzioni ma ha deciso di farlo con una sorta  di «stile», una scelta accurata di immagini e messaggi lontani  anni luce dagli ancora 'primitivì videomessaggi di Osama bin  Laden o del suo successore, l'egiziano Ayman al Zawahri.    
Ansar beit al Maqdis, letteralmente 'i sostenitori della casa  santà - ovvero i Partigiani di Gerusalemme, come sono meglio  conosciuti -, è un gruppo 'giovanè nato sulla scia della  Primavera araba egiziana del 2011, protagonista di uno  stillicidio di attacchi e attentati, moltiplicatisi  esponenzialmente dopo la destituzione di Mohamed Morsi, lo  scorso anno. L'esercito è passato all'offensiva, con l'ausilio  di un'intera Armata, elicotteri e carri armati. Centinaia le  vittime tra jihadisti, soldati e civili.  I 'partigianì hanno promesso di vendicare le stragi di Raaba  e Nahda, e l'uccisione dei propri combattenti. Accusano le  autorità del Cairo di «collusione» con Israele, un territorio  'nemicò che Ansar colpisce con i razzi sparati dal Sinai verso  la città di Eliat.   A gennaio il primo segno dell'escalation, con le esplosioni  che hanno scosso il cuore della capitale egiziana nel primo  attentato kamikaze della sua storia, quello con autobomba del 24  gennaio contro il quartier generale della polizia. Poi l'attacco  contro un bus di turisti sudcoreani a Taba, tre morti che hanno  fatto di nuovo collassare il turismo egiziano che mostrava i  primi segni di ripresa.     Ora un nuovo record: la prima decapitazione 'pubblicà nella  storia del Paese. 

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