Venerdì 15 Novembre 2024

Passerella di Saint Laurent, sfila il nuovo undreground

PARIGI. A guardarle con occhi normali, magari quelli di una mamma che legge il giornale in metropolitana, sono figurine inquietanti. A osservarle con lo sguardo allenato di chi seleziona sfilate su sfilate, sono indubbiamente la nuova moda. Parliamo delle ragazze che con l'aria smunta e la brace negli occhi bistrati, hanno marciato, con un'energia inspiegabile in corpicini così sottili, sulla passerella di Saint Laurent. Il marchio ha perso - e forse giustamente o, almeno, realisticamente - il nome Yves perchè ormai è dominio assoluto dello stile e delle idee di Hedi Slimane, il francese di 46 anni che da due è il direttore creativo della maison. Hedi è anche fotografo e, alla Fondazione Pierre Berè-Yves Saint Laurent, è in corso la sua mostra Sonic, ritratti di musicisti giovani e vecchi, segnati dagli anni e da altro: val la pena vederla per capire l'immaginario drammatico di quest'uomo che ha un carattere tanto forte da segnare, perchè lo sta facendo, il gusto di una nuova generazione modaiola. Per completare il quadro va aggiunto che Slimane vive ormai a Los Angeles ed è coinvolto in quella cultura che un tempo si sarebbe chiamata underground, ma ormai si spande liberamente nella rete. La moda di Saint Laurent dunque affonda le sue piccole nuove radici in tutto questo. «Un, deux, trois, coucher avec toi...» ripete ossessivamente la musica di Al Eide, nome poco noto tra i non iniziati al rock. Una grande struttura di acciaio, un labirinto di assi sospese, ruota e si alza sotto le volte del Carreau du temple. La sfilata inizia, ecco le groupies di Slimane, hanno la stessa aria invasata, ma molto più cattiva e meno ingenua, di quelle che seguivano gli idoli musicali degli anni Sessanta e Settanta. Tutto è sottilissimo, cortissimo. Gambe anoressiche velate dalle calze nere, sandali con alte platform e grosso tacco, glitterati, borchiati, dorati, leopardati. Sono sparite le scarpine coi calzini delle scorsa stagione, siamo negli anni Settanta ma senza nostalgia, con durezza contemporanea. La passerella è una rassegna di pezzi, in 56 uscite c'è di tutto: vestitini liquidi che svelano le costole, shorts di pelle o di jeans, gonne a fiori o maculate, giubbini colorati mescolati con sottanine a stelle, magliette a righe, piccoli abiti a pois o a fiori che sarebbero anche romantici. Tailleur pantaloni neri molto belli e sottilissimi, di quelli che Slimane fa da sempre, ma senza alcuna sontuosità alla Ysl. In testa sempre un cappello a falde larghe trasforma le ragazze in tante Zorro. Al collo un piccolo sottile foulard, portato con indifferenza, senza cura. Tutto è corto, minimo, stretto, cattivo: la giacchina rossa da lift d'albergo, quella in velluto nero o l'altra con i revers d'oro, gli abiti con la profonda scollatura che si apre sul niente, sul torace vuoto e incavato di figurine androgine pronte a conquistare il mondo, almeno quello della moda.

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