PALERMO. «Gioca coi fanti ma lascia stare i santi», un detto antico quanto vero che non trova eccezione neppure nel mondo della moda, dove pure, osare fa spesso rima con sfondare. Due dei più grandi stilisti italiani Dolce & Gabbana non sono riusciti a sottrarsi alle critiche dei fedeli di Sant’Agata, patrona di Catania, a cui hanno dedicato l’ultima collezione autunno-inverno 2014, presentata a Milano. Le borse «Agata», decorate a mosaico, e un bustino in filigrana d'oro con lo stesso motivo, sono stati l’oggetto dei mugugni dei fedeli che hanno riversato la loro polemica sulla pagina Fb della stilista catanese Marella Ferrera, che si era limitata ad osservare come le tuniche della stessa sfilata di D&G, ispirate ai decori del Duomo di Monreale, fossero molto simili al suo abito-mosaico di Piazza Armerina della collezione Alta moda 2000. I «milanesi» sono stati aspramente contestati: «Ma perché non prendono spunto a casa loro, anziché scomodare la nostra patrona?» scrive Eleonora in uno dei più di cento commenti alla foto incriminata. Una polemica che, forse, trasuda l’atavica rivalità tra il capoluogo della Sicilia orientale e Palermo, infatti, Domenico Dolce è originario di Polizzi Generosa, Madonie, e quindi non «autorizzato» ad invocare la santa dell’Etna. La stilista Ferrera, interpellata, dichiara: «Utilizzare S. Agata per una borsetta? Un catanese non l’avrebbe mai fatto!».
MI. AV.