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Carbonara e lasagne stregano i turisti

Ricerca del Touring Club: i due piatti nella Top 10. In classifica spaghetti alle vongole e bucatini all’amatriciana

Un piatto di pasta alla carbonara in un'immagine d'archivio. ANSA

Le vacanze in Italia per gli stranieri hanno il sapore della pasta alla carbonara, delle lasagne e della pasta al pomodoro, al Sud della pasta con le vongole. Una ricerca condotta dal Touring Club Italia per Unione Italiana Food ha indagato, in vista del World Pasta Day che si celebra oggi, il rapporto tra i turisti stranieri che visitano il nostro Paese e la pasta per stilare poi la classifica Top10 delle ricette preferite. Secondo i risultati dell’indagine condotta da Touring Club Italia, oltre 1 ristoratore su 2 (54%) ha dichiarato che tra i propri clienti almeno la metà è straniero e secondo 7 ristoratori su 10 (72%), la cultura enogastronomica della clientela straniera è aumentata. Per la pasta il formato più apprezzato dai turisti stranieri è, a sorpresa per la poca confidenza col gioco di forchetta, la pasta lunga, con il 46% delle preferenze, contro un 17% che preferisce la pasta corta e un 38% che non si esprime.

Mentre la Top 10 dei piatti di pasta più ordinati dagli stranieri vede piazzarsi sul podio gli Spaghetti alla Carbonara (7,8), le Lasagne alla bolognese (7), la Pasta al pomodoro (6,9). La classifica prosegue con Spaghetti alle vongole (quasi a pari merito con la pasta al pomodoro 6,8), Bucatini all’amatriciana (6,7), Spaghetti cacio e pepe (5,3), Tortellini in brodo (4,3), Pasta alla norma (3,8), Trofie al pesto (3,4), Orecchiette con cime di rapa (2,9). «Nella scelta di una meta turistica, ormai, le esperienze enogastronomiche hanno un peso sempre più determinante. - sottolinea Margherita Mastromauro, presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food - Inoltre, circa il 56% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportato, questo vuol dire che più della metà della pasta che produciamo in Italia finisce sulle tavole di tutto il mondo. Se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani. E di chi, sia nei ristoranti italiani nel mondo che a casa nostra, la valorizza in piatti che trasmettono il piacere e la gioia del mangiare mediterraneo».

La domanda globale di pasta in generale ha superato i 14 milioni di tonnellate annue e l’Italia - principale produttore europeo di grano duro con oltre 1,3 milioni di ettari coltivati - contribuisce con circa il 25% del frumento utilizzato nella produzione mondiale di pasta. E’ quanto emerso al World Durum and Pasta Forum a Roma dove oltre 300 operatori si sono confrontati sui principali mercati con un focus su Nord America, Europa, Turchia, Kazakistan oltre che sulle tecnologie innovative per migliorare la resa e ridurre l’impronta ecologica. In un messaggio di saluto il ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani ha evidenziato come «l’eccellenza della nostra filiera agroalimentare ha contribuito grandemente al successo di questa eccezionale espressione del saper fare italiano nel mondo. Nel 2023 - ha precisato il vicepremier - le esportazioni agroalimentari del nostro Paese hanno raggiunto il livello record di 63 miliardi di euro, con una crescita del 7%. Una linea tendenziale che si conferma anche nei primi sei mesi del 2024, che hanno fatto registrare un ulteriore incremento del 7,5%».

L’unico problema che si pone in un settore che va a gonfie vele è quello della materia prima. "Nel 2012 il tasso di autoapprovvigionamento del grano duro era al 78%, nel 2023 è sceso al 56% e nel 2024 con ogni probabilità si chiuderà sotto il 50%, condizionato dalle avversità climatiche che hanno inciso sulle rese per ettaro. Anche il valore della produzione è calato, influenzato dalle importazioni»: così riflette il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti

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