Quando si parla di genio italico è facile pensare subito all’artigianato e all’industria manifatturiera: due settori da sempre sinonimo di made in Italy nel mondo e della creatività che affascina gli stranieri. E’ infatti un comparto italiano da record: nonostante l’inflazione e la crisi energetica, per esempio la manifattura nel 2022 ha registrato una performance migliore rispetto a Francia e Germania. La produzione industriale è riuscita infatti a recuperare completamente (+0,1%) il terreno perso a causa della pandemia, mentre i nostri due principali partner commerciali hanno arrancato. La Francia è stata ancora sotto i livelli pre pandemici del 4,8% mentre la Germania addirittura del 5,9%. E questo nonostante i lauti sussidi che Berlino e Parigi hanno erogato per sostenere le proprie imprese.
Guardando alle stime per il 2023 (i dati ufficiali ancora non ci sono), è stato il costo del carburante il problema principale per le imprese del nostro Paese, con il settore manifatturiero che, fiaccato dai rincari energetici, già sul finire del 2022 ha iniziato a mostrare segni di rallentamento.
Per Confartigianato, sulle prospettive della manifattura nei prossimi mesi pesano alcuni fattori critici: la pressione dei costi dell’energia, dei trasporti e del credito; le incertezze per gli investimenti; il rallentamento del commercio internazionale; il lento ritorno alla normalità nelle forniture di materie prime lungo le filiere globali; la persistente difficoltà di reperimento del personale specializzato. Nel 2023 le imprese artigiane finalmente però mostrano il primo consistente saldo attivo post pandemia.
Lo rileva anche Cna in un comunicato spiegando che "l'anno scorso, secondo i dati Unioncamere, il saldo tra iscrizioni e cessazioni è stato positivo e pari a 4.419 unità". Si tratta "di un dato consistente in un anno difficile, contrassegnato da un peggioramento dello scenario geopolitico internazionale e dal permanere di una forte incertezza dell'economia - spiega la Confederazione degli artigiani - Considerato che nel 2023 il numero complessivo delle imprese italiane è aumentato di 42.039 unità, secondo i dati di Unioncamere, il contributo dell'artigianato è stato rilevante: su un incremento di 100 imprese quasi undici sono artigiane".
L'andamento dell'artigianato tuttavia mostra luci e ombre in termini di dinamiche settoriali. Trend molto positivo per le costruzioni (+6.739 imprese), che hanno potuto godere ancora della spinta della domanda alimentata dai bonus per l'edilizia, i servizi per la persona (+2.152 imprese) e i servizi per gli edifici e il paesaggio (+1.042), ambito all'interno del quale sono comprese le imprese di pulizia, osserva la Cna. Questa fotografia, "evidenzia l'esigenza di aggiornare la legge quadro sull'artigianato per favorire la crescita di un settore fondamentale del Made in Italy e dell'economia nel complesso" dice l'organizzazione.
I settori che hanno accusato una diminuzione del numero delle imprese artigiane sono invece la manifattura (-3.362 imprese), il commercio (-1.311 imprese) e il trasporto/magazzinaggio (-844 imprese). Per quanto riguarda la manifattura il dato riguardante l'artigianato desta più di una preoccupazione: se da un lato infatti la diminuzione ha riguardato pressoché tutti gli ambiti settoriali (l'unico a essere in netta controtendenza è il comparto delle riparazioni e della manutenzione di macchinari, +493 imprese); dall'altro essa va in controtendenza rispetto alla dinamica delle imprese non artigiane il cui numero è invece aumentato lievemente (+400).
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