E se c’è poca neve? Con l’attrezzatura giusta e una buona forma fisica si può godere lo stesso della natura in montagna. Dalle Alpi agli Appennini e alla Sicilia ecco come si può innovare l’offerta turistica nel segno di un turismo montano invernale sostenibile. Tra gli esempi di possibili escursioni nella nostra Isola si va da Piano Battaglia alle Madonie in provincia di Palermo, per proseguire poi sui Nebrodi e infine si può programmare un incontro ravvicinato con Sua Maestà l’Etna. Su internet ci sono una serie di percorsi per trekking di montagna o, in alcuni casi e con neve alta, con le «ciaspole» sulla neve.
Nel resto d’Italia è un comparto turistico e sportivo già ben rodato. Si va dal modello Valle Maira alle Dolomiti Paganella Future Lab, dalla cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri nel parco nazionale dell’appennino tosco emiliano all’associazione Cammina Sila, in Calabria, nel cuore dell’altopiano silano al comprensorio Broncu Spina (NU) agli esempi austriaci e svizzeri. Secondo Legambiente «la crisi climatica in atto ci impone di ripensare il turismo invernale montano». In montagna nevica sempre meno, aumentano costi e consumi per innevare artificialmente gli oltre 5mila km di piste da sci e il Ministero del Turismo stanzia 148 milioni per finanziare gli impianti di risalita contro i 4 milioni messi a disposizione per la promozione dell’ecoturismo. Secondo gli appassionati «servono maggiori risorse economiche per il turismo sostenibile , stanziare le risorse per il PNACC e replicare quelle buone pratiche promotrici di un nuovo futuro per il turismo invernale ad alta quota». In montagna, complice l’accelerata della crisi climatica, nevica sempre di meno. Il risultato è che gli oltre 5mila km di piste da sci italiane - 5.771 quelli sulle Alpi italiane e 710 km quelli sugli Appennini - vivono soprattutto grazie all’innevamento artificiale, una pratica insostenibile che comporta ingenti consumi d’acqua, d’energia e di suolo in territori di pregio naturalistico. Eppure, ripensare il turismo montano invernale in chiave sostenibile, andando oltre la monocultura dello sci in pista, è qualcosa di possibile da realizzare. C’è da sviluppare un nuovo modello di abitare e vivere la montagna nel pieno dell’era dei cambiamenti climatici e dove il filo conduttore è la capacità di innovare l’offerta turistica.
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