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Pizza, il premio dell’Unesco: festa a Napoli

Bilancio a sei anni esatti dall’inserimento dell’«Arte del pizzaiuolo» nel Patrimonio dell’Umanità. Boom di consumi

A sei anni dall’iscrizione dell’Arte del Pizzaiuolo Napoletano nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità - Unesco, sono aumentate a livello esponenziale le richieste, da ogni parte del mondo, di veri pizzaiuoli di scuola napoletana. Un segnale che gratifica quanti si sono impegnati per far iscrivere e, successivamente, valorizzare l’elemento ma che impone anche attente riflessioni e l’adozione di misure per la salvaguardia della sua integrità affinché venga tramandato un sapere tradizionale e culturale vivente e autentico.

Una best practice quella del "pizzaiuolo napoletano" che si inserisce in un quadro più ampio, quello della "cultura del cibo" legata alla tradizione della cucina italiana che da sempre rende il nostro Paese crocevia di un Grand Tour enogastronomico unico. Uno spirito di festa ma anche di collaborazione è quanto è emerso a Napoli lo scorso 7 dicembre, in occasione dell’evento "Dall’Arte del Pizzaiuolo Napoletano alla Cucina Italiana: Patrimonio culturale e Made in Italy certificato contro Agropirateria, Italian sounding e Fake food" promosso da Fondazione UniVerde, Coldiretti Campania e Associazione Pizzaiuoli Napoletani.

«Il sesto anniversario è l’occasione per valutare i risultati di grande rilancio dell’arte del pizzaiuolo di tradizione e scuola napoletana e ca va sans dire della pizza napoletana, ottenuti dopo la vittoriosa campagna internazionale #PizzaUnesco - spiega Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde -, ma anche per rafforzare la tutela di questo patrimonio culturale e rilanciare il nostro sostegno alla candidatura della cucina italiana nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Non dimentichiamo, inoltre, che il riconoscimento Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano è stato di grande aiuto anche per l’agroalimentare italiano nella campagna contro l’agropirateria e il fake food che ho lanciato da ministro dell’Agricoltura perché il sapere tradizionale del pizzaiuolo è sì immateriale ma il suo eccellente prodotto, la pizza, si fa con i nostri prodotti agroalimentari».

Per Ettore Bellelli, Presidente di Coldiretti Campania, «l'arte del pizzaiuolo, fatta di rito e gestualità oltre che del savoir faire partenopeo, parla al mondo del grande patrimonio agroalimentare campano che ruota proprio intorno a questo disco di pasta. Parla dei nostri pomodori, dell’olio, della mozzarella di bufala campana Dop, del fiordilatte. Il sigillo Unesco per questo patrimonio immateriale rappresenta perciò un grande elemento di fortificazione della nostra identità culturale. Siamo lieti che il sesto anniversario del riconoscimento dell’arte del Pizzaiuolo si festeggi al villaggio Coldiretti perché va nella stessa direzione che perseguiamo da sempre con il nostro impegno».

Sergio Miccù, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, ha infine sottolineato: «Siamo giunti al sesto anniversario del riconoscimento dell’arte del pizzaiuolo napoletano quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità - Unesco, un riconoscimento che ha dato grandissima visibilità alla figura professionale del pizzaiuolo, sempre più attento alla selezione di prodotti di qualità per offrire ai consumatori un prodotto d’eccellenza. Oltre alla continua divulgazione e internazionalizzazione dell’arte, stiamo ora puntando sulla formazione della nuova generazione. Riteniamo che la formazione debba iniziare già negli istituti di scuola alberghiera, con il rilascio di un diploma professionale di pizzaiuolo da parte del Ministero».

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