Trent'anni intensi di carriera tra trasmissioni televisive, concerti in Italia e all'estero, teatri e piazze. Gli impegni da presidente della Nazionale italiana cantanti. Un tour per il Paese, un singolo che si intitola «Sei il mio giorno di sole» in rotazione radiofonica. E un appuntamento con la solidarietà che il 7 settembre porterà Paolo Belli e la sua Big Band al Teatro Antico di Taormina come ospite del GDShow-Una serata con le Stelle, la seconda edizione dell'evento di beneficenza promosso da GDS Media Communication, i cui ricavi quest'anno andranno interamente all'Airc. Un solista mai solo, un «bandautore». «Perché sono tendenzialmente insicuro, quindi circondarmi di persone pronte a darmi una mano ed esserne allo stesso tempo responsabile mi dà sicurezza. La banda mi esprime al massimo». Anche in questo giro, tante date e altrettanta gente... «Mi piace pensare che è perché portiamo felicità, ma avere tanto pubblico è una somma. Di musicisti straordinari, la curiosità di quelli che ti vedono in tv, ti riconoscono dalle radio, l'aiuto dei social. Il passaparola… dato che ogni volta che andiamo in un posto e poi ci torniamo la gente si moltiplica». C'è un rapporto dichiarato anche tra te e la solidarietà… «Volevo arrivare a 10 e sono andato a 1000. E non sono così cieco da non vedere chi non ha la mia stessa fortuna. Mi devo sdebitare». Lo fai sembrare ovvio. «Lo è! Sono nato molto ignorante e voglio morire il meno ignorante possibile. Fare qualcosa per gli altri è imparare, ogni volta è come studiare una realtà, un mondo che suscita domande, risposte, altre curiosità… un circolo virtuoso: suoni, ti diverti pure e vai a casa col cuore pieno di roba». È cominciato tutto da un bambino e un pianoforte… «Avevo 5 anni, stavo camminando per strada e da una casa uscivano note di un piano. Da piccolo ti influenza tutto quindi, chissà, magari se in quel cortile ci fosse stato uno che giocava a baseball…». Congiunture… «Forse fu qualcuno dall'alto a mandare quelle note». Credi? «Ero scettico, ma sono successe talmente tante cose nella mia vita che per forza ci ho dovuto pensare. C'è un'energia lassù. In queste settimane in cui stiamo girando l'Italia vedo quanto è bello il mondo e mi rifiuto di pensare che sia così per caso». Tanti anni di «Ballando con le stelle», pochi sanno che a 15 anni eri ballerino anche tu… «Come fai a sapere certe cose! Sì, l'ho fatto per assecondare i miei genitori, mi portavano a scuola di ballo e credo che anche qui qualcuno dall'alto abbia evitato il disastro! Ma tutto serve, anche se finisce. Ballando ad esempio mi ha permesso di confrontarmi coi maestri. Certo, se avessi continuato oggi sarei un “grosso” ballerino (sorride)». C'è differenza tra la musica nelle piazze e in tv? «Nelle piazze capisci subito se funziona, a casa lo sai il giorno dopo ma alla fine lo sai lo stesso. Dico sempre che la musica è il gioco più serio del mondo: diverte, ma vuole dedizione, ovunque tu la faccia». In Sicilia? «Vengo ogni anno da 30 anni. Il primo concerto che ho fatto fuori dall'Emilia è stato a Fiumefreddo e da lì ho scoperto un mondo meraviglioso, di posti e amici. Uno arriva e vede uno spettacolo, ma quello è il primo impatto, poi scopri che dentro c'è il cuore, che non ci sono stereotipi, binomi dispregiativi. Ma avete un difetto…». Sospetto abbia a che fare col “grosso” ballerino… «Non posso passare la vita a dieta e poi arrivo lì e salta tutto! Scherzi a parte, per me la Sicilia è quel luogo che, quando i miei amici mi chiedono dove andare, io la consiglio a tutti. Non di vedere solo i posti famosi, ma di spingersi oltre, di fermarsi dove capita, per godersi quello che si trova. La Sicilia è una bella figura».