«Oggi Schifani replica alle mie dichiarazioni in cui lancio l’allarme sul tentativo delle mafie di tornare a condizionare le istituzioni dicendo che «le sparo grosse». Poiché chiede informazioni, gliene fornisco volentieri alcune.
Primo. La mafia esiste ancora. Esiste a Palermo, esiste a Roma ed ha sempre più una dimensione internazionale.
Secondo. Il rischio che metta le mani sulle risorse del Pnrr è già stato denunciato, in ordine, dalla Procura nazionale antimafia, dall’Anac, dalla Commissione antimafia, dai sindacati, dallo stesso presidente Draghi, dal ministro della Giustizia.
Forse Schifani era distratto, oppure si trovava in quel lungo letargo da cui è stato svegliato all’ultimo secondo per candidarsi a Presidente della Regione.
Terzo. È bene che Schifani tenga gli occhi aperti, perché i rischi di cui parlo li abbiamo visti alle elezioni amministrative di Palermo, quando un candidato del suo partito, arrestato per voto di scambio politico mafioso, insieme a un esponente di Cosa Nostra chiariva esattamente il disegno delle mafie di rimettere le mani nelle Istituzioni per gestire la nuova stagione di investimenti. Schifani sostiene che parlare di mafia significa spararla grossa? Avevo il sospetto che con lui vi fosse un ritorno al passato, ma non immaginavo fino a che punto.
Sembra uscito dagli anni ‘40, quando chi parlava di mafia veniva accusato, come fa lui con me, di «lanciare anatemi e fare terrorismo».
Lo scrive in una nota Peppe Provenzano, vicesegretario del Partito Democratico.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia