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Genius Watter: sfruttare le acque salmastre, così la Sicilia può risolvere il problema della crisi idrica

Il co-fondatore dell'azienda veneta Franco Traverso: «Con il nostro brevetto entro un anno nelle condutture 60 milioni di litri d'acqua al giorno»

La Sicilia nel giro di un anno potrebbe contare su oltre 60 milioni di litri d'acqua al giorno. Dato che potrebbe essere triplicato l'anno successivo. Il tutto contando su impianti di desalinizzazione di acqua salmastra, alimentati ad energia solare: lo afferma Franco Traverso, pioniere italiano del fotovoltaico. Genius Watter srl è l'azienda che ha fondato insieme al figlio Dario, oggi amministratore delegato. Una realtà imprenditoriale veneta che già opera in Africa e che si affaccia alla Sicilia con una soluzione che, nel breve e medio termine, potrebbe segnare una svolta sul fronte dell'approvvigionamento idrico. Ciò su cui si fonda la sua intuizione è per certi versi una rivoluzione copernicana, almeno nel nostro Paese.

«Quando si parla di dissalatori - spiega Franco Traverso - si fa riferimento principalmente all'acqua marina. Ma c'è anche un altro tipo di acqua che è sotto i nostri piedi e che può essere trattata a costi inferiori: è l'acqua salmastra che si trova distante anche diversi chilometri dalla costa. Oggi è possibile trasformare un grande problema regionale in una grande opportunità di riscatto. Possiamo dimostrare che se si vuole si può, e con tecnologia e produzione 100 per cento italiana».

A quale tecnologia fa riferimento?

«La tecnologia che usiamo è quella dell'osmosi inversa. Un procedimento ampiamente collaudato, e con successo, da anni. La differenza sta nella fonte d'acqua che si va a trattare. Non parliamo di acqua marina ma di desalinizzazione dell'acqua salmastra. E questo è uno dei punti di svolta. L'altro aspetto è quello legato all'alimentazione degli impianti: usiamo l'energia solare, anche abbinabile alla rete elettrica».

Qual è la differenza con i dissalatori che trattano direttamente l'acqua marina?

«Intanto, come ho già detto, in Italia si è sempre parlato solo di dissalazione di acqua marina. E questo è stato un grosso limite anche sul fronte delle autorizzazioni. Tutto è stato commisurato all'impatto che ha quel tipo di procedimento. Bisogna, infatti, considerare come a livello ambientale, il dissalare l'acqua marina non sia una soluzione sostenibile tanto per le emissioni dovute all'energia richiesta per il funzionamento degli impianti, quanto per lo stesso impatto ambientale. Per comprendere questo punto basta considerare l'acqua di scarto: per quella marina parliamo di un volume pari quasi al 60 per cento di quella trattata e con una salinità più che doppia rispetto a quella marina. Reimmettere questo scarto nel mare può causare l'atrofizzazione della flora marina nelle acque antistanti l’impianto. Ecco perché oggi si fanno i conti con tempi lunghi per ottenere le autorizzazioni».

Con Genius Watter dove e come prendete l'acqua da trattare?

«Facciamo anche noi impianti con acqua di mare ma, negli anni e con l'esperienza nel continente africano, ci siamo specializzati nel trovare falde acquifere sotterranee, lavorando su acque salmastre. Le trattiamo con tecnologie innovative, con uno scarto che può arrivare al dieci per cento di quella trattata e con una salinità inferiore a quella del mare, facilitando così il processo autorizzativo. I nostri territori sono spesso impregnati di acque salmastre anche a molti chilometri dalla costa. Nell’entroterra si trova acqua sotterranea, spesso in volumi enormi, ma che non ha caratteristiche tali da poterla destinare a uso umano o agricolo. Entra così in azione il nostro dissalatore che ha la capacità di estrarre gli eventuali inquinanti, come ad esempio i cloruri, i nitrati, i solfati, i carbonati... il tutto anche senza un solo chilowattora di energia fossile».

Ecco, sul fronte dissalatori il tema dell'energia è un altro punto debole della catena. Quelli che trattano l'acqua di mare ne consumano tanta...

«Abbiamo inventato e brevettato una tecnologia che permette al nostro impianto di funzionare anche in assenza di rete elettrica, senza batterie di accumulo e, quindi, di essere totalmente autonomo. Ciò è possibile grazie al bassissimo consumo di energia elettrica per ogni metro cubo prodotto che è di 4-5 volte inferiore rispetto a quello di un normale dissalatore di acqua marina. Inoltre questa energia è ricavata dalla fonte solare, che è gratuita. I dissalatori prodotti dalla nostra azienda sono progettati per una vita media di oltre trent'anni. Vengono forniti in containers coibentati da 12 metri, installati nei siti in qualsiasi situazione ambientale. Sono autonomi, automatici e collegati via internet alla sede che ne cura la gestione e manutenzione. Producono acqua pulita e potabilizzata, in grandi volumi, tutti i giorni dell’anno, con maggiori volumi proprio nei mesi di grande necessità per l’agricoltura, anche per il turismo e la popolazione».

Tornando alla Sicilia, avete stimato i tempi di realizzazione di un impianto e cosa servirebbe?

«In presenza di fondi adeguati e pronti e di un processo autorizzativo altrettanto veloce, già prima della prossima stagione secca sarebbe possibile installare in Sicilia decine di impianti, disseminati in diverse province, per lo più in zone costiere».

Per ogni impianto, su quanta acqua si potrebbe contare?

«Parliamo di un impianto di media taglia con una portata di quaranta litri al secondo, pari a oltre tre milioni di litri al giorno. Per questo motivo dico con assoluta contezza che l'installazione di venti impianti, già nel primo anno consentirebbe all'Isola di potere contare su un volume complessivo di oltre 60 milioni di litri al giorno, che potrebbero poi diventare il triplo l’anno successivo».

Qual è oggi il suo desiderio?

«Mi piacerebbe poter dare un contributo per risolvere velocemente il problema siccità anche nelle regioni del Sud Italia. Lo facciamo già per le popolazioni africane. In questo modo potremmo creare un modello innovativo basato sulla migliore tecnologia a livello internazionale disponibile a casa nostra. Ma serve l'impegno di tutti. E, soprattutto, serve diffondere una cultura sul fronte della dissalazione delle acque salmastre e dei vantaggi provenienti dalle energie alternative».

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