Sarà una procedura a sportello. Il bando dovrebbe essere pubblicato entro un mese e la piattaforma a cui iscriversi per presentare la domanda dovrebbe essere realizzata a settembre. Sul piatto ci sono 50 milioni e la prospettiva di poter abbattere il costo degli interessi sui mutui contratti dalle piccole e medie imprese di almeno il 30%. Ecco i primi dettagli del bando con cui l’Irfis, su indicazioni di Palazzo d’Orleans e dell’assessorato alle Attività Produttive, sta preparando l’attuazione della misura principale della manovra bis, approvata all’Ars la settimana scorsa.
Il budget
Per finanziare l’abbattimento degli interessi sui mutui il presidente Schifani e l’assessore all’Economia Marco Falcone hanno stanziato 50 milioni. I primi 45 milioni sono genericamente destinati alle piccole e medie imprese «che al 1 gennaio 2024 siano titolari di un mutuo per investimenti o capitale circolante». Altri 2 milioni e mezzo, grazie a un emendamento della capogruppo leghista Marianna Caronia, sono vincolati e andranno dunque esclusivamente all’imprenditoria femminile, giovanile e alle start up. Gli ultimi 2 milioni serviranno ad abbattere gli interessi dei mutui contratti dalle imprese agricole.
Il valore degli aiuti
Rispetto a quanto annunciato alla vigilia, il bando non avrà la clausola del 3%. Non ci sarà quindi una franchigia sul tasso di interessi. Durante l’esame della manovra all’Ars sembrava che il finanziamento dovesse essere destinato a coprire la quota di interessi superiore al 3%. Invece ora nei colloqui fra Schifani, l’assessore alle Attività Produttive Edy Tamajo e i vertici dell’Irfis ha prevalso un’altra linea. Il bando prevederà di abbattere il costo degli interessi «fino a un massimo del 30% del loro valore totale». Significa, per semplificare, che su un mutuo di 100 mila euro, che normalmente avrebbe un tasso del 5%, il contributo della Regione varrà un po’ più di 1.500 euro all’anno. Che ovviamente salirebbero a 3 mila per un mutuo di 200 mila euro e così via.
L’obiettivo di Schifani
Il tasso di interesse reale così scenderebbe molto sotto il 5% e la Regione raggiungerebbe il risultato di finanziare un numero maggiore di piccole e medie imprese: almeno 5 mila è l’obiettivo finale di Schifani. Il contributo sarà a fondo perduto. E la procedura a sportello: significa che i fondi andranno a tutte le imprese che si faranno avanti, in ordine di presentazione della domanda, fino a quando ci sarà disponibilità di risorse.
Aiuti in de minimis
In ogni caso il bando indicherà che l’erogazione degli aiuti rientra nei limiti europei del de minimis: significa che ogni azienda potrà ricevere i fondi e considerarli all’interno di un grande calderone di contributi pubblici senza obbligo di restituzione che può arrivare fino a un massimo di 300 mila euro. Ciò permetterebbe, spiegano all’Irfis, di chiedere più contributi se i mutui sono più di uno. Con queste linee di indirizzo, la costruzione del bando sta caratterizzando quella approvata all’Ars come una misura specificamente destinata alle piccole e medie imprese. È quello il settore di riferimento. In più governo e Irfis non escludono di poter aggiungere risorse per finanziare ancora un numero maggiore di aziende.
In arrivo più fondi?
Tutto dipenderà dalle domande che arriveranno: se fossero tanti gli esclusi, Palazzo d’Orleans potrebbe decidere di aumentare il budget, magari attingendo a fondi extraregionali, per assecondare quante più richieste. «La politica del nostro governo guarda con attenzione al sociale ed all’impresa, attraverso stanziamenti di somme significative e velocemente erogabili. Non basta impegnare denaro pubblico se poi non lo si rende fruibile dai cittadini. E con Irfis ci stiamo riuscendo» ha detto ieri Schifani. Ci sono dei dati a supporto della prospettiva di stanziare più fondi per ammortizzare i mutui. Gli ultimi due bandi gestiti dall’Irfis, l’istituto regionale guidato da Iolanda Riolo e Giulio Guagliano, hanno ricevuto un’attenzione che è andata al di là delle più rosee previsioni. Ciò ha permesso di spendere velocemente risorse che altrimenti sarebbero rimaste nei cassetti e a rischio restituzione. E per questo il governo ha messo sul tavolo fondi ulteriori. È successo per il bando denominato Ripresa Sicilia, con cui sono stati erogati contributi per finanziare l’innovazione delle imprese: ha impiegato tutti i 32 milioni iniziali e potrà contare su cento milioni aggiuntivi per esaudire tutte le 202 richieste. Lo stesso è accaduto per l’altro bando, Fare impresa Sicilia (sempre desinato a contribuire agli investimenti delle realtà locali), che rispetto a i 26 milioni iniziali può contare adesso su altri 21 milioni in modo da poter finanziare quante più possibile delle 1.087 domande pervenute.