Anche quest’anno, a partire da giugno, ultimato il raccolto in corso, sugli scaffali dei supermercati sventoleranno le bandiere che tutti conosciamo, dalla Romania all’Ungheria, dall’Argentina all’Ucraina, e ovviamente ci sarà pure il vessillo tricolore, ma stavolta non accompagnato da quello della Trinacria. Già, perché a causa della siccità il miele siciliano 2024 sarà merce rara, anzi, rarissima, visto che «in molte zone dell’Isola sono previste perdite di prodotto fino al 95%: un crollo che potrebbe infierire il colpo di grazia a un comparto sfiancato dalle ultime due annate, durante le quali abbiamo già registrato pesanti ammanchi. Ma mai come questo». Parola di Sebastiano Di Prima, apicoltore e presidente Coldiretti di Zafferana Etnea, che nella Giornata della api, celebrata ieri in tutto il mondo, non ha nulla da festeggiare «dopo una stagione andata malissimo, tra penuria di precipitazioni e temperature anomale, con sbalzi fra caldo e freddo nel giro di pochi giorni: condizioni che hanno impedito ai fiori d’arancio di sviluppare nettare a sufficienza per sfamare i nostri insetti, sfiniti per la lunga e vana ricerca di cibo e per le rapide oscillazioni della colonnina di mercurio, a volte fino a morire. Per non parlare della sulla, che in certi territori non è neanche fiorita, rendendo inutile lo spostamento delle arnie lì dove la pianta è più diffusa, cioè nella parte centrale dell’Isola. Un servizio completo sul Giornale di Sicilia in edicola oggi