Trattori accesi anche nel weekend, non per lavorare – è domenica pure per contadini e allevatori – ma per marciare in segno di protesta, mentre al rumore dei motori, insieme al grido di dolore dei manifestanti, si aggiunge un nuovo allarme di chi produce arance. Sull’agricoltura e la zootecnia siciliana piomba l’ennesima, brutta notizia, anzi, la conferma di un quadro drammatico, tracciato ieri (3 febbraio) dall’Osservatorio europeo sulla siccità seguendo i dati pluviometrici della prima decade di gennaio: nonostante le precipitazioni registrate nei tre giorni dopo l’Epifania, l’Isola resta l’unica regione d’Italia (e tra le pochissime d’Europa) in «zona rossa» per carenza di risorse idriche, in compagnia con Marocco e Algeria.
Una situazione che si trascina da mesi, e che, amplificata da temperature autunnali e invernali al di sopra della media, dopo aver mandato in tilt la maturazione dei frutti, ritardandone la pigmentazione e riducendone il calibro, «adesso sta determinando pure la cascola anticipata delle nostre arance rosse, ossia il loro distacco prematuro dalla pianta. Tanto che, quando mancano ancora tre mesi alla fine della raccolta, abbiamo già perso quasi la metà della produzione». Parola di Vito Amantia, agrumicoltore della Piana di Catania che, come tutti i suoi colleghi, in queste ore deve far fronte anche, anzi, soprattutto al problema delle tariffe di mercato, perché, «paradossalmente, nonostante le cadute dell’agrume e la riduzione della pezzatura, a causa delle anomalie climatiche quest’anno abbiamo prodotto di più, e il rialzo dell’offerta - unito alla concorrenza straniera a fronte di una domanda rimasta stabile se non in leggero calo - ha determinato un crollo del prezzo di vendita, sia alla grande distribuzione sia alle industrie di succhi e spremute. Tanto che non riusciamo a piazzare il chilo di arance oltre i 30 centesimi, quando normalmente non si dovrebbe andare sotto i 50: sono asticelle che non bastano neanche a ripagare le spese. Di questo passo, mentre aspettiamo ancora gli aiuti per il settore stanziati dalla Regione, tanto vale chiudere». Anche perché, conclude Amantia, «se l’annata 2023-2024 è stata disastrosa, la prossima potrebbe finire pure peggio: se a gennaio il Simeto è prosciugato e, come accade nella parte occidentale dell’Isola, le risorse idriche sono già in rosso, cosa succederà questa estate, quando dovremo irrigare? Chi non ha la fortuna di avere pozzi privati sarà spacciato, e chi li ha dovrà comunque spendere una fortuna per i consumi energetici necessari a far funzionare le pompe».
Un quadro a tinte fosche, lo stesso che oggi accomuna la cerealicoltura e la zootecnia isolana, ben chiaro a Marilina Barreca, allevatrice di Geraci Siculo nonché presidente della Fas, la Federazione degli allevatori siciliani, che vede nero, «per l’erba da pascolo che non c’è o è cresciuta pochissimo, così da non poter sfamare i nostri animali, e per il fieno, ormai quasi esaurito e quindi acquistato oltre lo Stretto come fosse oro: tra i 150 e i 180 euro al ballone, che nelle campagne del territorio si vende di solito a non più di 30 euro», mentre le piantine di grano, sottolinea Ignazio Gibiino, presidente di Coldiretti Agrigento e vicepresidente regionale dell’associazione, «a causa della siccità e delle temperature, dopo i segni di ripresa della seconda settimana di gennaio, dovuti alle piogge del post-Epifania, adesso sono di nuovo in gran sofferenza. Come faremo?»
Le prime risposte dovrebbero arrivare martedì prossimo, quando si insedierà l’Unità di crisi sull’agricoltura, istituita dal presidente della Regione, Renato Schifani, e presieduta dall’assessore al ramo, Luca Sammartino. Intanto, l’opposizione politica si unisce alla protesta del settore, con una nota congiunta in cui Michele Catanzaro (Pd), Cateno De Luca (Sud chiama Nord) ed Antonio De Luca (M5S), chiedono al presidente dell’Ars «di riunire al più presto una conferenza dei capigruppo per convocare una seduta d’aula al parlamento regionale durante la quale confrontarci sulle iniziative da intraprendere a sostegno del comparto. Siamo al fianco degli agricoltori e degli allevatori siciliani, sosteniamo la loro richiesta rivolta al presidente Schifani ed all’assessore Sammartino di convocare un tavolo tecnico con tutte le parti coinvolte e con i rappresentanti del governo e delle forze parlamentari, ma riteniamo al tempo stesso imprescindibile un dibattito d’aula: l’agricoltura dovrebbe essere uno dei motori dello sviluppo e dell’economia della Sicilia. Se Schifani e gli esponenti del governo regionale non se ne rendono conto, siamo pronti ad attivarci in ogni modo affinché lo capiscano. Se sarà necessario arriveremo all’Ars con i trattori».
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