Dal 2018 al 2022 in Sicilia sono stati chiusi quasi 180 sportelli bancari e persi oltre 1500 posti di lavoro. Dati drammatici, soprattutto se si guarda al risultato raggiunto fino ad ora dal fenomeno della desertificazione bancaria: oggi in Sicilia sono oltre 318mila le persone che non hanno più accesso alle filiali di banca sparite nel nulla con ritmo incessante.
Dati sciorinati dal sindacato Uilca, in giro per l’Italia per dire no alla desertificazione bancaria che sta affliggendo l’intero territorio nazionale, e che oggi (1616 novembre) hanno fatto tappa a Palermo.
Nella sala Martorana di Palazzo Comitini i sindacalisti si sono riuniti per esporre i numeri raccolti nell’Isola: i comuni rimasti serviti sono soltanto 253. Un numero che spalanca le porte allo spopolamento delle piccole frazioni dell’entroterra e al fenomeno dell’usura e del riciclaggio che sta affliggendo la zona delle Madonie, tra le più colpite dal fenomeno insieme alla provincia di Messina, dove di sportelli rimasti se ne contano 132.
A Palermo il numero di filai è diminuito del 16,7%, un dato che equivale a soli 255 sportelli rimasti, che ha portato una diminuzione del personale che nel giro di cinque anni è passato da 2800 dipendenti a 2300. In proposito è intervenuto anche Giuseppe Federico, presidente della Seconda Circoscrizione, che ha inviato al sindaco Roberto Lagalla una lettera per mettere in luce la grave carenza di sportelli bancari nella zona: «Oggi troviamo soltanto tre filiali - scrive Federico - site in via Galletti, in corso dei Mille e in via San Giovanni Di Dio, sede che sta per chiudere i battenti a seguito di episodi di vandalismo. Dunque gli abitanti della Circoscrizione (circa 80mila residenti)».
Un grido di aiuto che certifica «l’emergenza sociale - ha evidenziato a margine dell’incontro Giuseppe Gargano, segretario generale Uilca Sicilia -. Ad esempio la provincia di Messina ha il 62% di comuni senza banche. Questo apre a fenomeni illegali e ostacola l’illusione sociale». Perché se con le applicazione i più giovani riescono a barcamenarsi vede seguire le operazioni, c’è una platea di utenti che non va certo a nozze con la tecnologia: «Bisogna sottolineare - dice Fulvio Furlan, segretario generale Uilca - che anche ha si ritrova ad avere una certa dimestichezza con la versione online digitale magari vive in posti in cui la connessione non è così sviluppata e potente come in altre zone. In ogni caso ci sono tutta unaserie di servizi, in particolare la consulenza, che richiedono il contatto umano e la fiducia».
Al fianco del sindacato in questa lotta quasi di civiltà anche l’Anci Sicilia: «Spostarsi da un piccolo centro per almeno 60 chilometri per poter fare anche una semplice operazione di versamento o poter fare una trattativa su un progetto di sviluppo non è più pensabile - aggiunge Paolo Amenta, presidente dell’associazione dei Comuni siciliani - si mette anche a rischio il trasporto di denaro. Questo fa decidere l’impresa o la famiglia di spostarsi definitivamente e quindi abbandona il territorio». Fenomeno, questo della migrazione verso i grandi centri, che spalanca le porte alla «desertificazione industriale - evidenzia Luisella Lionti, segretaria generale Uil Sicilia - che è legata anche all’impoverimento delle famiglie. Dunque le banche demoralizzano e i nuclei famigliari si ritrovano senza riferimenti e costrette quasi a ricorrere a vie non legali come l’usura».
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