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La grande crisi dell'artigianato, in Sicilia chiuse 14 mila botteghe in dieci anni

Il commercio online tra le cause indicate dal rapporto della Cgia di Mestre. Ecco i dati provincia per provincia

Cresce il valore aggiunto dell’Isola, ma non per certe categorie di lavoratori, tanto che, negli ultimi dieci anni, un esercito di circa 14 mila persone ha dovuto fermare marcia e macchine lasciando dietro di sé fiumi di tradizione, sapere, cultura. Stiamo parlando degli artigiani siciliani, che ad oggi, secondo l’ultimo report della Cgia di Mestre, non raggiungono quota 80 mila, segnando un ammanco di 13.871 unità rispetto al 2012, con un calo del 15%: un’incidenza di poco inferiore al 17% registrato in tutto il Paese – che nello stesso periodo di tempo ha perso 325 mila «maestri» – e al gap rilevato nelle prime tre regioni per numero di botteghe chiuse, ossia Abruzzo, Marche e Piemonte, dove si è superato il 20%.

Ma non c’è nulla da esultare, anche perché la Sicilia, in termini assoluti, è fra i territori che mostrano con più evidenza quella che la Cgia definisce «fuga» dall’artigianato, mentre in termini percentuali certe province isolane oltrepassano o eguagliano la media tricolore. È il caso, ad esempio, di Caltanissetta, che con un saldo negativo del 21,5% entra nella triste top 20 delle zone con più saracinesche abbassate, seguono Enna (19,7%), Agrigento (17,6%), Trapani (17%), Catania (16%), Ragusa (14,8%), Siracusa (12,6%), Messina (11,8) e Palermo, ultima con l’11,3% ma con una nutrita schiera di artigiani che hanno gettato la spugna: oltre duemila, una cifra inferiore, in Sicilia, solo al dato catanese, pari a 3.391.

I motivi del crollo? Il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, punta il dito verso il «forte aumento dell’età media nel settore, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale», ma anche verso «la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni dal commercio elettronico, senza dimenticare il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali e locali. I consumatori, inoltre, hanno cambiato il modo di fare gli acquisti: da qualche decennio hanno sposato la cultura dell’usa e getta, preferendo il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio. La calzatura, il vestito o il mobile su misura sono ormai un vecchio ricordo, mentre l’oggetto realizzato a mano è stato scalzato dall’acquisto scelto sul catalogo on line o preso dallo scaffale di un grande magazzino».

Un servizio completo di Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi

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