L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Ingloba 17 Obiettivi – Sustainable Development Goals, SDG – in un grande programma d’azione per un totale di 169 «target» o traguardi. L’avvio ufficiale per raggiungere questi Obiettivi è coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sotto l’egida dell’Onu sulla strada da percorrere: i Paesi, infatti, si sono impegnati a realizzare i «Goals» entro il 2030, l’anno che appunto dà il nome all’Agenda. Fin qui la nascita di questo grande processo umanitario che ha come traguardo la lotta alle diseguaglianze globali e il definitivo riscatto del Sud del Mondo. Arrivati al 2023, tappa di mezzo percorso, c’è però da aggiungere che i ritardi purtroppo non sono pochi. Per comprendere il perché basta considerare il devastante effetto della pandemia tra 2020 e 2022 e i contraccolpi su tutte le economie della guerra in Ucraina iniziata nel febbraio 2022 e ancora lontana da una soluzione. Gli scenari geo-politici sono totalmente mutati per effetto di queste due catastrofi. E i Paesi del blocco Occidentale (Usa e Ue) hanno dovuto utilizzare quote importanti dei propri bilanci per i ristori legati al Covid prima e poi per il sostegno finanziario e militare al governo ucraino. L’Agenda 2030 mantiene però un suo valore ideale e concreto allo stesso tempo. Ripercorrerne i capisaldi è importante per comprendere come nell’era della globalizzazione nessun Paese è in grado di salvarsi da solo. Ma una rete di sostegni e solidarietà è d’obbligo anche per le Nazioni apparentemente più forti. I «Goals» rappresentano obiettivi comuni dell’Umanità su un insieme di questioni fondamentali per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. E infatti lo sviluppo sostenibile è definito come uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni. In sostanza il progetto dell’Onu si basa su cinque concetti chiave, rappresentati da cinque “P”: 1) Persone 2) Prosperità 3) Pace 4) Partnership 5) Pianeta. In sintesi ecco l’elenco dei 17 obiettivi. 1: Sconfiggere la povertà. 2: Sconfiggere la fame. 3: Salute e benessere. 4: Istruzione di qualità. 5: Parità di genere. 6: Acqua pulita e servizi igienico-sanitari. 7: Energia pulita e accessibile. 8: Lavoro dignitoso e crescita economica. 9: Imprese, innovazione e infrastrutture. 10: Ridurre le disuguaglianze. 11: Città e comunità sostenibili. 12: Consumo e produzione responsabili. 13: Lotta contro il cambiamento climatico. 14: Vita sott’acqua. 15: Vita sulla Terra. 16: Pace, giustizia e istituzioni solide. 17: Partnership per gli obiettivi. E veniamo alle dolenti note. Nel 2022, per il secondo anno consecutivo non si sono registrati miglioramenti nel raggiungere gli obiettivi e, secondo quanto si apprende dal Sustainable Development Report 2022, il punteggio medio dell'Indice SDG risulta addirittura diminuito rispetto al 2021. I motivi sono da ricercare nel lento, se non addirittura inesistente, miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi poveri o vulnerabili per colpa della pandemia da Covid19 e della guerra. Un esempio: più di 4 anni di miglioramento sono stati cancellati in un soffio portando il numero di persone sotto la soglia di povertà da 581 milioni a 657-676 milioni nel 2022. Una persona su dieci, oggi, soffre la fame e una persona su tre non ha accesso a fonti adeguate di alimentazione. Persino in Italia, dove saremmo predisposti a pensare che i problemi legati alla povertà siano marginali, sono circa 5,6 milioni - di cui 1,4 minori - gli individui che si trovano in condizione di povertà assoluta. A metà percorso l’Agenda 2030 è quindi una sfida ancora più difficile. Ma non per questo l’Umanità deve rinunciare ai suoi grandi Obiettivi. Per la realizzazione degli Obiettivi fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu il nostro Paese si posiziona sotto alla media in materia di lotta alla povertà (goal 1), istruzione di qualità (goal 4), acqua pulita (goal 6), imprese, innovazione e infrastrutture (goal 9), città e comunità sostenibili (goal 11), partnership per gli obiettivi (goal 17). All’interno di questi carenti risultati italiani, la Sicilia si posiziona in fondo alla classifica. E lo certifica anche Ecosistema Urbano 2022: è la classifica sulle performance ambientali delle città italiane. Bolzano è la nuova regina green, seguita da Trento, Belluno, Reggio Emilia e Cosenza. Fanalini di coda Palermo e Catania.