Il Governo apre al confronto con le categorie sul superbonus. E mentre a Palazzo Chigi per domani vengono convocate tutte le sigle del mondo dell’edilizia e le banche, le modifiche al decreto diventano un nuovo caso casus belli nella maggioranza. Con Fratelli d’Italia che difende le scelte fatte e lancia l’ipotesi di cartolarizzare i crediti come base di partenza del confronto, FI e IV pronte alle barricate per tutelare famiglie e imprese e le opposizione all’attacco della premier Giorgia Meloni. «Molti hanno passato il cerino a quelli che venivano dopo, il governo Meloni ha dovuto scegliere, non si poteva rinviare», porta la croce il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, Fdi. «Alcune modifiche si potranno fare - apre - ma il problema è gigantesco, non poteva essere accantonato. I conti pubblici sono minacciati da una voragine di 110 miliardi di debito generati dal Superbonus. Questa è una questione dolorosa che andava affrontata». E il governo proverà a farlo accogliendo lunedì i presidenti delle categorie interessate dalle norme che bloccano la cessione dei crediti dei bonus edilizia, tra cui il superbonus. Il sottosegretario Mantovano ha convocato alle 17,15 i presidenti dell’Ance Brancaccio, di Confindustria Bonomi, di Confedilizia Spaziani Testa, di Confapi Camisa, dell’alleanza delle Cooperative Italiane Gardini, di Cna Costantini e di Confartigianato Granelli. Poco prima, alle 16,30, nella sede del governo arriveranno i vertici di Abi, Cdp e Sace. Per il governo insieme a Mantovano ci saranno il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, quello dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, il viceministro all’Economia Maurizio Leo, oltre al direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. Nella maggioranza si cerca intanto - non senza fatica e addebitando ai precedenti governi le falle che oggi devono essere tappate - un compromesso che renda meno scivoloso il passaggio alle Camera. Dove sono in molti (e non solo nell’opposizione) a pensare, pur ammettendo la necessità di bloccare la discesa verso il default, che il decreto possa diventare un freno all’economia e all’edilizia. E’ anche Forza Italia, con Giorgio Mulè, a definire «irrinunciabili» le modifiche. Una nuova crepa nella maggioranza. Intanto Tommaso Foti, capogruppo Fdi alla Camera, introduce per primo l’ipotesi della cartolarizzazione dei crediti ceduti, come base di confronto con le parti interessate: «Non possiamo mettere a rischio i conti pubblici ma siamo pronti a modifiche». Del resto, rimarcano gli esponenti del partito della premier di fronte all’allarme di imprese e sindacati, anche Draghi sapeva bene che si doveva intervenire ma «non ha potuto farlo per ragioni politiche». Il M5s respinge al mittente ogni accusa: «Chiamiamo le cose con il loro nome: è un decreto vergogna. Il Governo e la presidente del Consiglio hanno voltato le spalle a tutti gli italiani: l’ennesima figuraccia di chi non ha ancora capito che governare e fare campagna elettorale sono due cose distinte» avrebbe detto, il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, durante una riunione via zoom con i parlamentari pentastellati. «Il Governo vuole forzatamente convincere i cittadini che il Superbonus è una misura dannosa e non sostenibile. Noi non possiamo permettere che prevalga questa narrazione, che peraltro cerca con chirurgico depistaggio fuori da questa maggioranza la responsabilità di una decisione che azzoppa l’intero Paese. Vengono colpite migliaia di famiglie e imprese. Dobbiamo contrastare in ogni sede queste falsità: dobbiamo lavorare ad una vera operazione-verità». Europa Verde-Avs, con Angelo Bonelli, chiede alla Meloni di riferire in Aula, mentre Azione, Italia Viva e Pd attaccano: quando Meloni era all’opposizione, il senso dei loro attacchi, diceva che avrebbe trovato una giusta soluzione, dalla parte delle imprese e proteggendo i bonus edilizi: solo promesse elettorali.