Questa sera alle 19 scatta lo sciopero di 48 ore dei benzinai. Restano distanti le posizioni tra il governo e le organizzazioni di categoria sul provvedimento varato per favorire la trasparenza dei prezzi dopo i rincari scattati da inizio anno. In alcune località già ieri si sono registrate diverse code nelle stazioni di servizio in vista della serrata, che riguarda anche i self service. La mobilitazione è stata indetta da Faib, Fegica e Figisc/Anisa, che raccolgono circa il 70% dei 22mila distributori attivi in tutta Italia.
«Il Governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di trasparenza e zone d’ombra solo per nascondere le proprie responsabilità ed inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che semplicemente non esistono. Ristabilire la verità dei fatti diviene prioritario, per aprire finalmente il confronto di merito», lamentano le associazioni di categoria.
Gli ultimi appelli del governo - con tre riunioni tra palazzo Chigi, ministero delle Imprese e rappresentanti della categoria - non sono bastati a modificare la situazione. Gli impianti di rifornimento rimarranno chiusi sulla rete ordinaria dalle 19 del 24 alla stessa ora del 26 gennaio, mentre su quella autostradale la serrata inizierà alle 22.
«Nessuno vuole colpire la categoria» dei benzinai, spiega la premier Giorgia Meloni, ma il governo non intende tornare indietro sul provvedimento. La presidente del Consiglio ricorda: «Abbiamo tentato di andare incontro ai benzinai partendo dal presupposto che i nostri provvedimenti non sono un modo per additare la categoria. Ma non potevamo tornare indietro su un provvedimento che riteniamo giusto. Non c'è alcuna volontà di colpire una categoria, ma la necessità di fare ordine».
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso aggiunge: «Sinceramente non capisco come si possa scioperare contro la trasparenza, contro un cartello. E temo che non lo capiscano nemmeno i cittadini».
Dove fare il pieno durante lo sciopero
Con lo sciopero scattano le procedure di salvaguardia per garantire il funzionamento in autostrada di un numero essenziale di impianti "in misura non inferiore ad una ogni cento chilometri". La chiusura prevede anche lo stop dei distributori self service, saranno però garantiti in tutta Italia dei servizi minimi essenziali con un determinato numero di stazioni di servizio in funzione sia nelle città sia sulle reti autostradali.
Fare il pieno di benzina e diesel fino a giovedì sera sarà un po' complicato, ma certamente non impossibile. E' previsto che nelle aree urbane ed extraurbane sia assicurato il servizio di un numero di impianti pari alla metà di quelli previsti nei giorni festivi. Poi ci sono gli impianti gestiti direttamente dalle compagnie, che restano aperti. Inoltre, i distributori autonomi associati a due altre sigle (Angac e Asnali) non aderiscono allo sciopero. Infine, sulle autostrade prefetti e Regioni devono assicurare che resti aperto un impianto ogni 100 chilometri: la lista diffusa ieri dalla Conferenza delle Regioni ne conta ben 175 su un totale di 477.
L'elenco dei benzinai aperti è nelle mani delle varie prefetture che possono decidere di renderlo pubblico. Tendenzialmente a rimanere aperti sono gli impianti totalmente automatizzati. In autostrada invece è la Regione a comunicare gli impianti aperti e la legge impone un distributore aperto ogni 100 chilometri. Insomma, come ha rilevato Paolo Uniti, segretario Figisc Confcommercio, non esiste il pericolo che qualcuno resti senza benzina, a meno di clamorose disattenzioni del singolo automobilista: "Non c’è il rischio di rimanere senza benzina, non è nostra intenzione certo arrecare danni agli utenti. Con i servizi minimi garantiti e considerando l’aumento delle erogazioni medie di carburanti che stiamo registrando in questi giorni, visto che i veicoli attuali sono molto più efficienti, il pericolo di restare a secco non esiste".
Le ragioni della protesta
Il rialzo dei prezzi della benzina è partito a Capodanno con la fine dello sconto sulle accise, introdotto a marzo dello scorso anno dal governo di Mario Draghi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Nelle ultime settimane il costo alla pompa è arrivato attorno ai 2 euro in città e fino ai 2,5 in autostrada.
Il governo nelle scorse settimane ha varato un decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti. Poi nel corso della mediazione con i gestori delle stazioni di servizio l’esecutivo ha aperto a delle modifiche: prezzo medio regionale da esporre su un cartello da aggiornare con cadenza settimanale e non più mensile e multe per le violazioni ridotte dal massimo di 6mila euro fissato nel testo ad 800 euro. E poi la creazione di una App del Mimit dove poter consultare il prezzo medio e quello praticato dai distributori all’interno di un perimetro selezionato.
Ma gli esercenti chiedono altro. Le associazioni dei benzinai domandano che il prezzo medio venga comunicato via web - e non tramite un cartello da esporre nei distributori - ed un riordino complessivo del settore per frenare quelle che definiscono le infiltrazioni della «criminalità»
Questa sera le pompe di benzina aderenti alla mobilitazione esporranno un cartello che avvisa dello sciopero per protestare contro quella che definiscono «la vergognosa campagna diffamatoria nei confronti della categoria» e gli «inefficaci provvedimenti del governo che continuano a penalizzare solo i gestori senza tutelare i consumatori».
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