Un crollo di circa il 40%, in media, per tutta l’Isola, con picchi al ribasso fino al 60% nella Conca d’Oro: è il deficit di produzione registrato nell’ultimo trentennio per il limone siciliano a causa, soprattutto, del cosiddetto «mal secco», malattia provocata da un fungo patogeno che costringe a drastiche potature e continui reimpianti, con un grave impatto sul reddito dei coltivatori.
A rilanciare l’allarme sono i diretti interessati, gli imprenditori agricoli che hanno reso l’oro giallo siciliano eccellenza indiscussa in Italia e in Europa, per le sue tre Igp - Interdonato di Messina, Limone di Siracusa e Limone dell’Etna – e per tutte le altre varietà che nella regione hanno trovato un clima ideale, tanto da raggiungere il 90% della coltivazione italiana, con oltre 13mila ettari di estensione, che ogni anno, spiega Antonio Fricano, presidente del consorzio Apo Sicilia, cooperativa di Bagheria che riunisce diverse aziende isolane, «si riducono sempre di più proprio per il “mal secco”, o meglio, per le ricadute economiche collegate a questa malattia, che non si può debellare ma solo contrastare con opportuni trattamenti fitosanitari: cure che hanno un costo notevolissimo, difficile da sostenere per qualsiasi imprenditore, a maggior ragione di fronte al forte deprezzamento subito dal prodotto a partire dal 1990 e parzialmente interrotto negli ultimi anni».
Un servizio completo sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia