Cartelle esattoriali cancellate fino a mille euro, imposta dimezzata per quelle fino a 3 mila, rateizzazione per gli omessi pagamenti. Prende forma la «tregua fiscale» che il governo si prepara a mettere nero su bianco nelle legge di bilancio, che potrebbe vedere la luce la prossima settimana. Al ministero dell’Economia il lavoro è già avanzato, con un ampio pacchetto di interventi fiscali in cui figura anche la flat tax nella doppia versione. E se sul cuneo la rotta è la riduzione graduale, nel cantiere pensioni si lavora per mettere in piedi almeno un «avvio» di quota 41. Mentre per gli extraprofitti la tassa potrebbe salire ben oltre l’attuale 25%. Molto ricco appare già il menù fiscale. Il viceministro dell’economia Maurizio Leo, impegnato in prima linea, promette di fermare il «diluvio» delle cartelle esattoriali, una mole di avvisi da 1.132 miliardi. «Tutte le operazioni che vogliamo fare non sono condoni», assicura il viceministro di FdI, spiegando che «l'imposta va sempre pagata, va tutta pagata» mentre si riducono le sanzioni e si dà una dilazione temporale. In realtà, le cartelle fino al 2015 fino a mille euro, ad esempio, potranno essere «cestinate». Per quelle tra mille e 3 mila euro, sempre fino al 2015, l’imposta evasa può invece «essere ridotta del 50%», così come potrebbero essere ridotte le sanzioni, probabilmente al 5%, mentre aggi e interessi andrebbero del tutto cancellati. Si lavora inoltre alla rateizzazione dei pagamenti fiscali per chi in questi ultimi anni «non ce l’ha fatta» per Covid, bollette e difficoltà economiche. Non si tratta di cartelle, ma di versamenti omessi: il contribuente dovrà comunque versare l'imposta - «quindi non è condono», insiste Leo - mentre vengono tolte le sanzioni e viene concesso più tempo. Stessa cosa per il 2019 e 2020, ma con una piccola sanzione. Si cerca inoltre una soluzione per la terza rata della rottamazione ter, in scadenza il 30 novembre. Mentre più in generale si pensa ad una revisione del sistema sanzionatorio in un futura riforma fiscale via delega. Sulla flat tax l’idea resta quella di un doppio binario: innalzamento della soglia da 65 mila a 85 mila euro e flat tax incrementale, che però potrebbe non riguardare i dipendenti. «I numeri sono robusti», spiega Leo, che per i dipendenti immagina altre strade, come quella di aliquote più vantaggiose per i premi di produttività. Sul cuneo, invece, la rotta è la riduzione graduale, che dovrebbe partire almeno dalla riconferma dei 2 punti del governo Draghi. C'è poi tutto il capitolo caldo delle pensioni. La strada è quota 41. «Certamente partirà, questa è una certezza», assicura il sottosegretario leghista all’economia Federico Freni. Quasi sicuramente non sarà secca, ma «probabilmente con 61 o 62 anni». Abbastanza comunque per permettere alla Lega di rivendicare l'intervento: «Inizieremo il percorso del nostro programma», dice il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon. Sul cantiere pensioni va in pressing anche Forza Italia, che propone di adeguare gradualmente gli assegni più bassi. Gli azzurri, che in manovra promettono anche una «pace fiscale molto estesa», presenteranno entro venerdì le proposte al ministro dell’economia Giorgetti. Sul fronte delle pensioni, le possibili risorse sono in arrivo dal Reddito di cittadinanza, per il quale sono stati spesi finora 26 miliardi, con la metà delle famiglie che riceve il sostegno fin dalla sua introduzione. Il cuore della manovra resta comunque la lotta al caro energia, cui saranno destinati i 21 miliardi in deficit, cui potrebbero aggiungersi altre risorse. In arrivo sia dai fondi strutturali non usati (5-7 miliardi), sia restyling degli extraprofitti. Su questo «ci adegueremo alle regole Ue», annuncia Leo, indicando l’ipotesi che l’attuale 25% venga portato anche «un po’ oltre al 33%» indicato da Bruxelles. Sul superbonus, intanto, è stato avviato un tavolo tecnico per trovare una soluzione sui crediti incagliati: il punto di partenza potrebbe essere la proposta Ance-Abi che il governo considera «ragionevole».