Lunedì 23 Dicembre 2024

Flat tax incrementale, l'obiettivo fiscale del governo di Giorgia Meloni: ecco cosa significa

Giorgia Meloni davanti all'Altare della Patria, a Roma

Una parola è piombata prepotentemente nel dibattito politico sulle leggi fiscali. La parola è «incrementale» e l'ha usata il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle repliche al Senato, in occasione del voto di fiducia al governo, lo scorso 26 ottobre. È riferita alla flat tax: la tassa piatta (uguale per tutti i redditi) incrementale è una proposta che, da leader di Fratelli d'Italia, Meloni aveva già sostenuto più volte in passato e che era stata inserita anche nel programma del centrodestra.

Cosa ha detto Giorgia Meloni

Nel suo intervento a Palazzo Madama il premier ha parlato di «una tassa piatta del 15 per cento su quanto dichiarato in più rispetto all’anno precedente. Per chi è in difficoltà e si rimbocca le maniche - ha aggiunto - è un segnale di merito».

Che cosa significa incrementale

Il dizionario italiano di Google, che come è noto è fornito da Oxford Languages, precisa innanzitutto che si tratta di un aggettivo. Poi fornisce due definizioni. La prima è esplicitamente riferita al mondo della matematica e parla di «rapporto tra l'incremento della funzione e quello della variabile indipendente». Un rebus per i non addetti ai lavori. Più semplice affidarsi al vocabolario on line della Treccani, che afferma di fare riferimento al linguaggio scientifico e definisce così l'aggettivo incrementale (dall'inglese incremental, derivazione di increment, «incremento»): «Relativo agli incrementi, alle differenze tra i valori delle grandezze, e non ai valori stessi». Così diventa tutto molto più chiaro. Poi anche Treccani fornisce la spiegazione in termini matematici e lì la lettura diventa un vero rompicapo. Sempre Google fornisce poi la definizione del termine nel linguaggio informatico, come «procedura che opera solo sui file che hanno subito modifiche dopo l'ultima esecuzione della medesima procedura». E qui il significato sembra abbastanza chiaro.

La flat tax

Ma parlando di tasse degli italiani, che significa flat tax incrementale? Intanto, c'è da chiarire cos'è la tassa piatta. Si chiama così perché appiattisce il prelievo fiscale e lo rende uguale per tutti, con una sola percentuale sul reddito (aliquota), indipendentemente da quanto si guadagna. Attualmente la tassa piatta - con un'aliquota del 15 per cento - in Italia si applica alle partite Iva che dichiarano un reddito lordo annuo fino a 65 mila euro. Il programma del centrodestra prevede di portare questa soglia a 100 mila euro. Questo provvedimento interessa, pertanto, solo i lavoratori autonomi.

La tassa sui redditi incrementali

La flat tax incrementale, invece, riguarda tutti i lavoratori, anche i dipendenti. Il governo ha annunciato che introdurrà un'aliquota piatta - uguale per tutti - del 15 per cento sui redditi in più rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente. In altri termini, se un lavoratore guadagna quanto gli anni precedenti non cambia nulla, ma se incrementa il suo reddito (ad esempio perché ha lavorato di più o perché è stato promosso), su tale incremento pagherà solo il 15 per cento e non l'aliquota dello scaglione corrispondente. Per Giorgia Meloni si premia così il merito e l'emersione dei redditi supplementari. Tolti i redditi incrementali, l'Irpef al momento resterebbe immutata, ma «con la prospettiva - così si legge nel programma di governo del centrodestra - di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese» della flat tax.

I dubbi

Insomma, in ipotesi, se mai le finanze pubbliche dovessero permetterlo. un domani tutti gli italiani potrebbero pagare le tasse sulla base di un'unica aliquota. Probabilmente, però, quest'ipotetica riforma contrasterebbe con il dettato costituzionale. L'articolo 53 della Costituzione, infatti, stabilisce che «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Che significa progressività dell'imposta? Che chi guadagna poco paga la tasse con un'aliquota (la percentuale prelevata dal reddito) bassa e chi guadagna molto con un'aliquota maggiore, anzi via via crescente, « in ragione della capacità contributiva», ovvero della ricchezza. E per evitare iniquità, la legge prevede che l'aliquota maggiore si applica per scaglioni. Quindi, il contribuente paga l'aliquota bassa per la prima frazione di reddito, quella superiore per lo scaglione successivo e così via. Oltre ai possibili rilievi di natura costituzionale, poi, ci sono quelli che arrivano dal fronte della politica. Le opposizioni sono già sul piede di guerra e parlano prevalentemente di iniquità.  

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