Il prezzo del gas va sulle montagne russe, e non solo metaforicamente. Gazprom ha chiuso il Nord Stream 1, ufficialmente per tre giorni di manutenzione, e alla Borsa di Amsterdam Ttf il metano è schizzato a 276 euro al megawattora. Poi però ieri pomeriggio è sceso a 240 euro, in vista delle prossime decisioni della Ue sul tetto al prezzo e sullo sgancio del costo dell’elettricità dal gas (decoupling). Le scorte italiane sono arrivate a un rassicurante 81,93%, ma intanto l’Istat rivela che in un anno i prezzi alla produzione sono aumentati del 36,9% e l’inflazione dell’8,4%. La chiusura del Nord Stream 1 era annunciata da tempo. Ufficialmente deve essere dal 31 agosto al 2 settembre, per riparare una turbina. Ma nessuno in Europa dubita che sia un pretesto per Mosca per rallentare gli stoccaggi e far schizzare in alto i prezzi. E nessuno è certo che il rubinetto sarà riaperto fra tre giorni. Deciderà Putin, sulla base delle sue esigenze belliche. Non appena chiuso il tubo del Mare del Nord, alla Borsa del gas di Amsterdam è successo quello che lo zar voleva. Il prezzo del metano è salito a 276 euro al megawattora. Una bella mazzata per le economie europee nemiche della Russia, una bella infornata di soldi per le casse del Cremlino e le sue forze armate. Eni ha subito informato che il flusso dalla Russia all’Italia è sceso a 20 milioni di metri cubi, contro i 27 dei giorni scorsi. Ma in uno scenario così complesso, le cose non sono mai lineari. E nel corso della giornata, il prezzo del metano è tornato a scendere. Gli operatori hanno riflettuto che la Commissione europea è seriamente intenzionata a mettere un tetto al prezzo del gas, e a sganciare il prezzo dell’elettricità da rinnovabili dal prezzo del metano, facendo scendere le tariffe dell’energia pulita. Così, dopo il primo shock per la chiusura del Nord Stream 1, nel pomeriggio di ieri (31 agosto) ad Amsterdam la quotazione del gas è scesa a 240 euro al megawattora. Putin gioca le sue carte, ma non è il padrone del gioco. D’altronde, le riserve di metano nella Ue sono arrivate all’80,17% di riempimento. Quelle della Germania sono all’83,65%, quelle dell’Italia all’81,93%. L’inverno è quasi in sicurezza. Ma l’amministratore delegato di Gazprom, Alexey Miller, ha provato a spaventare gli europei, dicendo che i prezzi del gas possono superare i «4.000 dollari per 1.000 metri cubi nei periodi di picco invernale». E intanto, ha aggiunto, «le esportazioni verso la Cina nei primi otto mesi dell’anno sono aumentate del 60%». Il messaggio politico è chiaro: se non comprate più il nostro gas, per noi non è un problema, abbiamo altri che ce lo comprano. La crisi energetica intanto picchia duro in Italia. L’Istat rende noto che il prezzo dell’elettricità sul mercato libero ad agosto è aumentato del 20,5% rispetto a luglio, del 135,9% rispetto all’agosto 2021. Il prezzo del gas è salito del 22,8% in un mese, del 62,5% in un anno. Per fortuna, almeno il costo del carburante cala: il gasolio è sceso del 9,2% da luglio ad agosto, la benzina del 10,4%. L’aumento del costo del metano si ripercuote inevitabilmente sul prezzo dell’energia, e quindi sui costi delle imprese. A luglio secondo l’Istat i prezzi alla produzione dell’industria sono cresciuti del 5,0% rispetto a giugno e del 36,9% rispetto a un anno prima. Tutta colpa di energia e gas, precisa l’istituto di statistica. E l’effetto sull'inflazione è inevitabile: ad agosto è salita dello 0,8% rispetto a luglio e dell’8,4% rispetto ad agosto 2021. Non si registrava un valore simile dal dicembre 1985, ai tempi della lira, delle svalutazioni e di Tangentopoli. Il governo lavora a recuperare almeno 10 miliardi di euro per un provvedimento a breve per calmierare le bollette. E intanto, ha prorogato al 5 ottobre il taglio di 30 centesimi al litro sulle accise sui carburanti.