Sicilia fuori dai sostegni per l’emergenza siccità. Durante l’anno, infatti, le piogge nell’isola sono state maggiori rispetto alle altre regioni, che quindi hanno beneficiato degli aiuti stanziati dal consiglio dei ministri pari a 36 milioni di euro. Eppure, nonostante il piovoso inverno, il problema siccità esiste eccome, per colpa di una mancata gestione delle infrastrutture: «In Sicilia non abbiamo il problema della siccità, qui l’acqua c’è ma non abbiamo la possibilità di attingervi - spiega Totò Cappadonia, del comitato spontaneo Emergenza Acque Irrigue basse Madonie -. Negli anni - prosegue - la cattiva gestione della politica regionale ha fatto sì che noi, agricoltori e produttori, non possiamo attingere più acqua dalle dighe perché molte di queste hanno problemi alle condutture, ormai obsolete e fatiscenti e hanno bisogno di manutenzioni». Gli imprenditori al momento, oltre ad affrontare grandi difficoltà con il raccolto, si ritrovano a non essere più nelle condizioni di poter programmare i nuovi cicli produttivi e per questo è stata organizzata una protesta alla Presidenza della Regione: «Chiediamo l’utilizzo dei pozzi privati - continua Cappadonia - e chiediamo anche che venga abolita una norma in base alle quale gli agricoltori non possono attingere più l’acqua da questi. Inoltre - conclude - chiediamo che vengano annullate tutte le cartelle di pagamento degli ultimi 5 anni, perché ad oggi, malgrado ci sia stato annunciato un intervento da parte della Protezione Civile, noi non abbiamo visto nemmeno una goccia d’acqua e negli invasi l’acqua c’è». La Regione aveva presentato circa 31 progetti per il rifacimento delle condutture e delle dighe, ma tutti sono stati bocciati. «Gli imprenditori agricoli sono sul piede di guerra perché non hanno acqua per irrigare i campi e tutto questo non per colpa del clima, ma per carenze strutturali gravi, di cui la Regione non si è mai occupata». Questo il grido di rabbia di Igor Gelarda, consigliere comunale uscente della Lega, che accende i riflettori sulla difficile situazioni che stanno attraversando gli imprenditori agricoli. Gelarda, infatti, accusa «i cattivi amministratori» regionali, che non si sono occupati delle dighe che non possono immagazzinare il massimo delle acque e «siamo costretti a sversare a mare e poi in estate siamo a secco. E ancora tutte le condotte idriche per irrigare che sono un colabrodo».